Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/174

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aristippo. 143

avesti cotanto? ed egli, donde tu il poco — Una cortigiana gli disse: Sono gravida di te. Non meglio sai questo, rispose, che se aggirandoti fra giunchi, dicessi da questo sono stata punta. — Rimprocciavalo alcuno perchè rigettasse un figlio come non nato da lui; ed egli, anche la pituita, disse, ed i pidocchi sappiamo nascere da noi, ma come disutili li gettiam lontanissimi — Avendo ricevuto da Dionisio del danaro, e Platone preferito un libro, ad un tale che ne lo biasimava disse: Io di danari, e Platone ha mestieri di libri — Chiestogli per qual cagione fosse ripreso da Dionisio? per quella, rispose, che sono ripresi gli altri — Chiedeva danaro a Dionisio; e questi, ma dicevi pure non abbisognarne il sapiente! e l’altro riprendendo: Dà, disse, e circa questo vedremo poi. Datogliene, vedi, soggiunse, se non ne avea di bisogno? — Dicendogli Dionisio:

     Chi t’accosta ad un re schiavo è di quello
     Pur se libero venga.

rispose:

     Schiavo non è se libero egli venga.

Questo rapporta Diocle nelle Vite dei filosofi. Altri lo attribuiscono a Platone. — Sdeguatosi con Eschine, gli disse dopo non molto tempo: Non ci riconcilieremo? Non cesseremo di delirare? Ma aspetterai che qualche chiacchierone ci riconcilii fra le tazze? E quegli, del miglior grado, rispose. Arricordati del resto, soggiunse Aristippo, che, sebbene più vecchio, venni primo a trovarti. Ed Eschine: in verità per Giu-