Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/225

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scendola utile per l’educazione dell’uomo, come si credeva dagli antichi.

XVI. Diceva un dèmone predirgli le cose avvenire. — [testo greco], divino, che viene da Dio, aggettivo; [testo greco] ([testo greco]) qualche cosa che appartiene alla natura dei dèmoni, che la mitologia pagana colloca tra il cielo e la terra; non un dio affatto, ma una specie d’intermedio fra Dio e l’uomo. — Quanto non si è scritto sul dèmone di Socrate! Altri vide in esso un diavolo: altri un angelo, un ente soprannaturale; chi lo tenne un artifizio per condurre una riforma; chi un fatto naturale, squisito, educato da lunga esperienza! Voltaire che, al solito, ride di Socrate, come di ogni cosa, dice che un uomo che spaccia di avere un genio famigliare è senza dubbio un po’ pazzo, o un po’ briccone. — Chi crederebbe che Barthelemy ponesse in dubbio la rettitudine delle intenzioni del filosofo? Ma il candore di Socrate, il prezzo che gli costò la sua credenza; la persuasione de’ suoi discepoli non permettono questi dubbii. „Questo segno, questa rivelazione demoniaca, che Socrate riconobbe sin dall’infanzia, e ch’ebbe con più frequenza negli ultimi tempi della sua vita, lo distoglieva da una quantità di azioni che avrebbe voluto intraprendere; e da ciò traeva consiglio per le cose ch’e’ dovea fare. Questo sogno si riferiva anche alle azioni altrui, e si considerava da esso come un dono degli dei, comune anche agli altri uomini; come una voce interna, che è il migliore avviso che si possa ricevere. Se per questo adunque s’intende una irritabilità particolare del sentimento, che apparirà come una specie di presentimento, non si andrà molto lungi dal vero; e solo non bisogna credere di poter con ciò liberar Socrate dall’accusa di superstizione; poichè la sua credenza in un segno demoniaco intimamente si collega al suo rispetto, non solamente per Dio, ma anche per gli