Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/83

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54 capo vii

sene innamorata sua madre Cratea, segretamente giacesse con lui, ed egli vi assentisse; che fattosi palese, pel dolore di essere stato scoperto, divenisse a tutti grave. Narra poi Eforo che avendo egli fatto voto d’innalzare una statua d’oro, se vinceva in Olimpia colla quadriga; e uscitone vincitore, ma difettando di oro, in una certa festa nazionale vedute le donne in gala ne prese tutti gli ornamenti, e spedì l’offerta.

III. Dicono alcuni, ch’egli, volendo che il suo sepolcro non fosse conosciuto, si valesse di quest’arte. Ordinò a due giovani, mostratagli una certa strada, che di notte tempo vi s’avviassero, e quello che incontrassero, uccidessero e seppellissero. Poi contro questi mandò altri quattro per ucciderli e seppellirli; e contro costoro, di nuovo, molti più; e ch’egli poi, abbattutosi ne’ primi, fosse da quelli ucciso. I Corinzii scrissero quest’epigramma sul suo cenotafio:

     Chiaro per oro e sapienza, serba
     Questa patria Corinto,
     Periandro, nelle sue spiagge marine.

Ed è nostro:

     Non t’accorar se alcuna cosa mai
     Non l’accade, ma siati caro al pari
     Ciò che i numi t’accordano. L’affanno
     Spense il saggio Periandro, perchè a lui
     Un bene che bramò non accadea.

IV. È suo il: Non far nulla per danari, poichè è mestieri trar profitto da cose profittevoli — Compose