Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/94

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epimenide 65

Ninfe, e il serbava in un’unghia di bue; e che prendendone a poco a poco nessuna secrezione espelleva, ne’ mai fu veduto mangiando. Fa menzione di questo anche Timeo nella seconda.

XI. Narrano alcuni che i Cretesi a lui sagrificavano come a Nume; poichè è fama che avesse grandissima conoscenza, e che veduta presso gli Ateniesi Munichia dicesse, ignorare eglino di quanti mali sarebbe ad essi cagione quella fortezza; altrimente la distruggerebbero co’ denti. Queste cose diceva assai tempo innanzi. Raccontasi, com’ei prima fosse appellalo Eaeo, e predicesse ai Lacedemoni che sarebbero sottomessi dagli Arcadi: e fingesse molte volte di essere rivissuto. E narra Teopompo ne’ Mirabili, che fabbricando Epimenide il sacrato delle Ninfe, questa voce uscisse dal cielo: Epimenide! Non delle Ninfa ma di Giove; e che predicesse ai Cretesi la disfatta dei Lacedemoni per gli Arcadi, siccome è detto innanzi, i quali anche li sorpresero di fatto ad Orcomeno.

XII. E che invecchiasse in tanti giorni, quant’anni avea dormito. E questo pure asserisce Teopompo. Mironiano ne’ Simili dice che i Cretesi lo appellavano Curete. Il corpo di lui come narra Sosibio laconico, serbano i Lacedemoni presso di loro per non so quale oracolo.

XIII. V’erano due altri Epimenidi: il genealogista, ed un terzo, che scrisse in Dorico sopra Rodi.