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Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/155

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capo ii, aristone 139


     E talun della stirpe d’Aristone
     Ch’attraea dolcemente.


Dice Diocle magnesio, che s’accostò a Polemone, passando da lui, quando Zenone cadde lungamente malato. S’attenne in particolare al domma stoico che il sapiente dee essere senza opinione. Al quale Perseo, per contradire, fece che di due fratelli gemelli uno affidasse a lui un deposito, l’altro dopo lo ritirasse; e per tal modo lo redarguì imbarazzandolo. Assaliva co’ suoi discorsi Arcesilao. Il perchè osservando un toro che aveva una matrice mostruosa. Ohimè, disse, ecco dato ad Arcesilao un argomento contro l’evidenza! — Ad un academico che affermava nulla comprendere, Dunque nè colui vedi che t’è seduto da presso, disse: e l’altro rispondendo che no, soggiunse:

     Chi ti accecò, chi la splendente lampa
     Tolse?

VII. Si riportano questi suoi libri. — Di esortazioni, 2 — Dialoghi sui dommi di ZenoneDi scuole, 6 — Studj sulla sapienza, 7 — Studj amorosiCommentarj sulla vanagloriaDi commentarj, 15 — Di cose memorabili, 3 — Di crie, 11 — Contro i retoriContro le refutazioni di AlessinoContro i Dialettici, 3 — Di epistole contro Cleante, 4 — Panezio e Sosicrate credono sue le epistole sole, l’altre cose di Aristone il peripatetico.

VIII. È fama che questo filosofo, essendo calvo, mo-