Pagina:Lando - Paradossi, (1544).djvu/11

Da Wikisource.

ALL'ILLUSTRISSI/

mo Signore, il S. Christoforo Madruccio V.

di Tr. et amministratore di Pr.


II

O mi ricordo illustrissimo Signore, che partendosi la S, V, di Rimini, mi commandò che come prima giunto fussi in Ferara, le mandassi una copia de miei Paradossi, quali havea scritto l'estate passata non per acquistarne fama, ma sol per fuggir la molestia del caldo, il che non havendo potuto far mentre dimorai in quella città lo faccio al presente et non solo ve ne faccio copia, ma gli lascio anche uscire sotto l'amato suo nome, ma ecco bel caso, che mentre vado al meglio ch'io posso limandoli, mi soviene che Monsignor di Catania intendendo che di medico ero divenuto scrittor de Paradossi, mi havea fatto con instanza la medesima richiesta, et conoscendomegli ubligato et per le sue buone qualità, et anche per essere stato à suoi servigi trattato non da servidore, ma da fratello, feci pensiero rasettarne alcuni altri c'havea mal scritti et congiugnerli con quella parte c'havea dedicato alla S, V, Reverendissima, rendendomi certo, che non havreste à male una si honorata compagnia, havendo tuttavia, in memoria alcune dolcissime parole che di lui pel viaggio di Pesaro mi diceste, et quel fervente disiderio d'honorarlo s'egli per aventura venuto fusse al Concilio, haveva similmente in memoria che ambidui fosti giovani, ambidui nobili, ambidui vaghi de medesimi studi, et ambidui Prelati di


A ii