Pagina:Lando - Paradossi, (1544).djvu/55

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D E P A R A D O S S I. 24

gli credeva che tutte le naui che nel poro arrivassero, fussero tutte sue, et perciò avanti che giugnessero le andava a rincontrare col volro, et col cuore tutto pieno di gioia et di contentezza, et cosi parimenti quando elle si partivano per far viaggio in levnte ò in ponente, buona pezza di via le accompagnava, pregandoli di buon cuore felice vento, et prospero viaggio, il che, risapendo poi il fratello che con sua mercatantia di Sicilia ne quei tempi venne (forse inuidioso di si buona fortuna) dettelo nelle mani di alcuni valenti Fisici, li quali risanandolo, di quella gran contentezza lo privarno, et essendogli di ciò, rimasto qual che poco di memoria, giurò piu volte, che mai non visse piu lietamente che in quel stato si vivesse, Io per me, non lego mai questo aventuroso accidente, che tutto d'invidia non mi strugha et consumi. Non e similmente cosa degna d'invidiare che un'huomo di bassa conditione et quasi della fece populare, per virtu della santissima pazzia, entri in cosi fatto humore ch'egli si creda d'essere imperadore? et senta nel cuor suo tutte quelle contentezze che sentir sogliono e' veri imperadori? Trovasi anchora al presente, nel Reame di Francia, un'orafo molto eccellente, che tiene per cosa certa che madamma Margarita figliuola di sua maiestà, gli habbi da esser consorte, et fermamente si persuade, che essa non meno di lui il disidri, et con diligentia tacita