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r alité des philosophes, e raffrontarlo col testo autentico

di Brunetto, per giudicare se Brunetto ha franteso compilando sopra esso, o se l’ Autore di quello ha franteso traducendo dal greco e dal latino. Bisogna scoprire finalmente il codice del Tesoro originale usato da Bono, per giudicare se egli ha franteso.

Egli è agevole provare, che assai di sovente il primo che frantese debbo essere stato il primo traduttore. Ser Brunetto, senza ricorrere ai testi originali, compilò il settimo libro del Tesoro sul libro delle Moralità. Il Giamboni volgarizzò quello che lesse nel testo francese che primo vennegli in mano.

Facciamo un breve esame di testi notissimi, che tutti sappiano a memoria fin da quando eravamo putti tant’ alti.

Bono traduce nel capitolo XXVI: « Nullo mestiere è più buono, che lavorare la terra, né piii crescevole, ne più degno d’ uomo franco, di cui Orazio dice: Quegli ha bene operato, che lascia tutti li mestieri, sì come fecero gli antichi che coltivavano, e queste cose sono senza laidezza, e senza usura. » Se confrontiamo questa versione col testo originale di Orazio, è censurabile. È incensurabile se la confrontiamo col testo francese del Tesoro, secondo il ms. Capitolare Veronese sopra il quale studiò il Serio: « Nul mestier n’ est meilleur que laboureur de terre, ne plus digne de frane home, de cui dit Oraces: Cil est bieneuvres qui laisse toz mestiers, si come firent les ancienes, et cultive ses beufs et ses champs, et

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