Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/111

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RIME


Che in nulla guisa resta
Gravar sua vita come disperata,
E non si cura d’altra cosa or mai:30
Però quanto di lei pietoso i lai
Movo col mio signore,
Tanto par lo dolore
Per abundanza che ’l mio cor ne sente.
     Altro già che tu, morte a me parvente,35
Non credo che mi giovi:
Mercè dunque! ti movi!
Deh vieni a me, chè mi se’ sì piacente!

(Corretta su la lezione datane dal Mazzoleni nelle Rime oneste.)




LXXIX


     Cecco, io ti prego per virtù di quella
Ch’è della mente tua pennello e guida,
Che tu scorra per me di stella in stella
Nell’alto ciel, seguendo la più fida:
     E di’ chi m’assecura e chi mi sfida5
E qual per me è laïda e qual bella,
Perchè rimedio la mia vita grida
(E so da tal giudizio non s’appella);
     E se m’è buon di gire a quella pietra
Dov’è fondato il gran tempio di Giove10
O star lungo ’l bel Fiore o gire altrove,
     O se cessar della tempesta tetra
Che sopra ’l genital mio terren piove.
Dimmelo, o Tolomeo che ’l vero trove.


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