Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/116

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CINO DA PISTOIA

Però membrando ciò testé, che avere
Non posso da tutt'ora tal conforto,15
Dunque sarebbe me’ ch’io fosse morto.
     Di morir tengo col corpo mia parte;
Chè non avrei se non minor tormento,
Ch’io aggia stando senza veder lei.
Deh, travagliar mi potess’io per arte20
E gir a lei, per contar ciò ch’io sento
O per vederla, ch’altro non vorrei!
Piangendo le direi
— Donna, venuto son per veder voi;
Ch’altro che pena non senti’, da poi25
Ched io non vidi la vostra figura.
Menato m’ha ventura
A veder voi, cui mia vita richiede:
Certo che in me si vede
Pietà visibil, se porrete cura30
Ciò che vi mostra il mio smagato viso,
Che mostra fuor come Amor m’ha conquiso. —
     Quand’ïo penso a mia leggiera vita
Che per veder madonna si mantiene,
È la cagion per che io sto gravoso:35
E ’l gaio tempo presente n’invita
Per la fresca verzura a gioia e bene
Chi si sente aver core disïoso:
Ciascheduno amoroso
Va per veder quella donna che ama:40
E ciò vedendo, l’alma mia s’imbrama
Tanto ch’ella non pote star in pace;
Col cor lamento face,
E dice — Lassa!, che sarà di meve? —
Lo core dice — Fia tua vita greve,45
Secondamente ch’ai nostro Amor piace. —
Volesse Dio che, avanti ch’io morissi,
La vedess’io, che consolato gissi.



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