Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/341

Da Wikisource.

RIME

VIII


     Avventuroso dì, che col secondo
Favor della divina alma bontade
Producesti l’esempio di beltade
4Che di tanta eccellenza adorna il mondo;
     Sempre onorato a me, sempre giocondo
Verrai, sia pur in qual si voglia etade;
Tal giogo nacque alla mia libertade
8E sì soave ch’io non sento il pondo!
     In te ne fu dal ciel mandato in terra
L’albergo di virtù, con tal valore
11Ch’ogni cosa terrestre a lui s’inchina;
     Per te fuggì del mondo invidia e guerra,
E ’l sol più che mai lieto apparse fuore,
14Perchè nascer dovea cosa divina.




IX


     Poi che alle liete vostre amate rive,
Dov’or fortuna il mio venir disdice,
Pervenne l’onorata mia fenice
4Che i miei dolci pensier sola prescrive;
     Il cor che sanza lei lieto non vive
Segue su’ orme, come Amor mi dice:
Ed or lì vive in pace, e l’infelice
8Il dolor canta e qui piangendo scrive;
     E ’n fra le rugiadose erbette vostre
Le notti alberga, e ne’ chiariti giorni
11Filomena cantando spesso il desta.
     Come esser può ch’a duo begli occhi adorni
Volgansi le mortal fortune nostre?
14Che meco piange il cor, lì vive in festa.




— 335 —