Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/443

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RIME

Ond’ella ch’era piena
D’amara doglia, sì come la vide,
A rinnovar suo pianto prese lena:
E l’altra per le stride,
35Che riconobbe alla turbata vista,
Non men di questa allor si fece trista.
     — Qual è stato il terrore o mal di morte
Che tolto t’ha la vita,
Misera sbigottita?
40Qual nova maraviglia è questa? e quando
Si annerò il manto che nel dosso porte?
Chi t’ha così schernita,
O germana smarrita?
Dicea la bella donna lagrimando.
45Se’ tu fuggita? o ètti dato bando?
Per ch’io ti veggio senza compagnìa.
Ov’è la valorìa
Dei nati tuoi e de’ piacenti servi?
Non mi credeva avervi
50Ancor perduti, o cari miei diletti.
............
.........
...— E l’altra con sospire
Da mezzo il cor così cominciò a dire
55     — Fuggita son dalla superba testa
E dal rapace lupo,
Che con malvagio strupo
Fatto m’ha forza e tolto ogni mio bene:
Levata m’ha dalla superna festa,
60E messa m’ha nel cupo.
Però s’io mi desciupo
Non ti maravigliar, somma mia spene.
Rimasi non mi son polsi nè vene
Con alcuna virtute o sentimento.
65E mo’ tiene in istento,
Per maggior male, il mio templo sincero;
E con aspetto fero
Comanda e regge, sì come a lui piace,
Iniquo crudo e con dilasso corso.
70Perch’io dall’altre non trovo soccorso.


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Rime di Cino da Pistoia e d’altri del sec. XIV. 28