Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/52

Da Wikisource.
GIOSUE CARDUCCI

timo in tutte. Nelle quali molti dei grandi avvenimenti, molto abbracciò de’ pensieri dell’ultima metà del secolo. Da molte raccolte e libercoli abbiam fatto assai larga mèsse delle rime di Franco: ma quante non ne aggiungerà d’importanti alle già conosciute il volume che attendiamo dalla istancabile solerzia del signor Gigli! Il quale con dottrina vera e non comune agli editori odierni ci ha dato fin qui le opere in prosa e un ottimo discorso su lo scrittore1. E a questo rimettiamo i desiderosi di più ampie illustrazioni: al proposito nostro bastando accennare ch’ei visse fra il 1335 e il 1400.


XI


La prima coppia di questi ultimi rimatori con la rozzezza di certe forme e con la orridezza dei latinismi annunzia già il troppo vicino quattrocento; la seconda con la freschezza delle imagini e degli affetti ci respinge indietro al primo trecento.

Del Vannozzo o Vannoccio lasceremo parlare a N. Tommasèo che ne fu il primo editore: «Poche notizie di questo poeta pervennero a noi. Lo nomina a pena il Maffei nella Verona illustrata, facendolo veronese; e ne tocca di volo il padre Degli Agostini nelle notizie degli scrittori veneziani. Pure sappiamo ch’egli fu caro al Petrarca, a Gian Galeazzo Visconti, a que’ della Scala. Qual fosse per lui la stima de’ Carraresi cel dice un sonetto che gli scrive Marsilio fratello di Francesco I signore di Padova: = A vo’, gentil Francesco di Vannozzo, Sovran maestro d’ogni melodia. = Ma che il Maffei s’inganni a crederlo veronese, cel dimostra quel verso del Vannozzo stesso: = E ben che trivigiano a popol sia.


— 46 —
  1. O. Gigli: Della vita e delle opere di F. Sacchetti; in Sermoni e Lettere di esso Sacchetti. (Firenze, Le Monnier, 1857.)