Pagina:Le aquile della steppa.djvu/41

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L’assassinio. 35

Tabriz, il gigantesco turcomanno, che aveva già udito quel galoppo precipitoso, era prontamente accorso, afferrando fra le possenti braccia il cavaliere, prima che fosse sbalzato di sella.

Anche Hossein che si era munito di una torcia erasi slanciato fuori.

— Un uomo ferito! — esclamò.

— Ed un cavallo che muore, — disse Tabriz.

— Portalo subito dentro. —

Il gigante varcò la soglia della tenda e depose il cavaliere su un largo cuscino, reggendogli il capo onde il sangue non lo soffocasse.

Tutti si erano accostati; anche il vecchio beg, guardava con profonda ansietà il ferito, che sembrava fosse lì lì per spirare.

Era un giovane di ventiquattro o venticinque anni, dai lineamenti angolosi, la pelle molto bruna, con una piccola barba rossastra ed il naso adunco, come il becco d’un pappagallo.

Indosso aveva una lunga zimarra di panno grossolano, con una cinghia di cuoio giallo a cui era appeso un kangiarro.

Da un buco aperto nel fianco destro, usciva un getto di sangue il quale si allargava sempre più sulla zimarra.

— Questo è un Sarto, — disse Hossein, impallidendo. — Chi lo avrà assassinato?

— Soffiagli in bocca, Tabriz, — disse il beg, vedendo che il ferito non si decideva aprire le labbra.

Il gigante ubbidì e si vide subito il ferito riaprire gli occhi azzurrastri e fissarli su Hossein, poi la sua bocca si socchiuse dicendo con voce rantolosa:

— Talmà... alla casa... le Aquile... della steppa... presto... —

Hossein mandò un grido.

— Che cosa dici tu? È in pericolo Talmà?... Parla, prima che la morte ti colga. —

Il ferito fece col capo un segno affermativo, poi dopo d’aver fatto uno sforzo supremo, burbugliò con un accento così debole che parve un soffio:

— Aquile... agguato... intorno casa... accorrete!.. —

Poi si rizzò a sedere, mantenendosi per qualche istante in quella posa, stralunò gli occhi, ebbe un sussulto che si ripercosse in tutte le sue membra, quindi ricadde pesantemente sul cuscino.

— Morto! — esclamò il vecchio beg.