Pagina:Le aquile della steppa.djvu/45

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Attraverso la steppa. 39

mezz’ora, non rallentavano, anzi pareva che aumentassero continuamente la loro corsa, non ostante che le sabbie trasportate dal vento, si abbattessero in vere trombe su di loro.

Ad un tratto Tabriz mandò un grido.

— Hai udito, padrone?

— Che cosa? Una scarica di fucili.

— Arresta il tuo cavallo. —

Il gigante, con una strappata violenta, fece fare al suo destriero un volteggio fulmineo, poi lo costrinse a piegarsi sui garretti, perchè il ventre toccò le erbe della steppa.

Hossein, che era forse il più abile cavaliere della steppa, aveva fermato quasi di colpo il suo, a rischio di spezzargli le gambe.

Le raffiche in quel momento si succedevano con estrema violenza, trascinando trombe di sabbia, che giravano vorticosamente attraverso le tenebre, spezzandosi e rovesciando sulle steppe vere cortine di granelli.

— Ascolta attentamente, padrone, — disse Tabriz.

— Non odo che i ruggiti del vento, — rispose Hossein, che si era curvato innanzi e che nondimeno si sentiva bagnare la fronte.

I due cavalli, colla testa curva fino in mezzo alle alte erbe, pareva che ascoltassero anch’essi, pur soffiando rumorosamente.

Ora erano fischi stridenti che terminavano in un lungo gemito, come d’una persona sgozzata; ora invece erano sibili prolungati, che morivano quasi subito come se tra le erbe si spegnessero ad un tratto; oppure muggiti assordanti, che parevano prodotti dal rompersi delle onde del mar Caspio o da quelle dell’Aral.

— Odi, padrone, — chiese improvvisamente il gigante, raccogliendo le briglie e stringendo le ginocchia per lanciare nuovamente, a corsa sfrenata, il suo magnifico khorassano, che sembrava impaziente di riprendere lo slancio.

— Sì, una scarica di archibugi, — disse Hossein, che era diventato pallidissimo.

— Assalgono la casa di Talmà.

— Partiamo!... Partiamo!... —

I due cavalli persiani, sentendo allentare le briglie, ripartirono colla velocità d’una tromba.

L’abitazione di Talmà non doveva essere lontana più di tre