Pagina:Le confessioni di un ottuagenario I.djvu/154

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capitolo terzo. 127


San Lorenzo che San Bartolomeo. Finchè tutti attendevano a malmenarmi, nessuno avea potuto domandare che cosa avessi io fatto in quella così lunga assenza; ma quando fui inchiodato allo spiedo, cominciarono ad assaltarmi d’ogni banda di richieste e d’interrogazioni, sicchè dopo essere stato duro sotto le battiture, io presi in quel frangente il partito di piangere.

— Ma cos’hai ora che ti sciogli in lacrime? — mi disse Martino — oh non val meglio rispondere a quello che ti si domanda?

— Sono stato qui nel prato dei mulini; sono stato là lungo l’acqua a pigliar grilli, sono stato!... Ih, ih, ih!.... È venuto scuro!..... e poi ho fatto tardi.

— E dove sono questi grilli? — mi chiese il capitano che se ne immischiava un poco nelle inquisizioni criminali della Cancelleria, e ci aveva rubato il mestiero.

— Ecco! soggiunsi io con voce ancor più piagnolosa. — Ecco che io non so!.... Ecco che i grilli mi saranno fuggiti di tasca!.... Non so nulla! io!.... Sono stato sull’acqua a pigliar grilli, io!.... Ih, ih, ih!....

— Avanti con quello spiedo, impostore, — mi gridò la cuoca; o ti concio io per le feste.

— Non spaventatelo troppo, Orsola, — le raccomandò Martino, che dal volto di quella strega aveva indovinato la minaccia delle parole.

— Corpo di Pancrazio! sclamò il capitano battendo la mano sulla tavola in modo, che ne saltarono alte tutte le posate disposte per la cena della servitù. — Tre volte di seguito il nove dovean portare que’ maledetti dadi!... Non mi è mai successo un caso simile!.... Che partita rovinata!.... Basta, tenete a mente, Marchetto!.... Tre bezzi di Domenica, e due e mezzo di stasera....

— La ne ha anche sette della settimana passata! — soggiunse prudentemente il cavallante.