Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/315

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capitolo decimottavo. 307

cose potevano andare assai meglio; ma io non do la mia povertà e nemmeno la mia gamba di legno per tutte le ricchezze, per tutti gli agi, e per la sfacciata salute d’un birbone. Dico bene, Carlino? So che siete del mio parere, e perciò vi parlo col cuor in mano. Del resto le mie speranze non si fermano tutte sotto i coppi della mia casa, alcuna ne ho che viene in cerca di voi; altre che rifanno il cammino da me percorso e non vogliono starsi chete alla triste esperienza delle guerre passate. Il nostro primo Console ha vinto a Marengo, ma dei bei campi di battaglia potremo offrirgliene anche noi, ed egli li conosce da un pezzo e gli furono fausti. Oh se ci potessimo vedere allora! Come farei ballare di gusto la mia gamba di legno!... Come bacerei di cuore voi, la Pisana, il dottor Lucilio... A proposito, è vero che il dottore si è fermato a Milano?... Sappiate intanto che Sandro Giorgi fu mandato col suo reggimento alla guerra di Germania. Se le guerre continuano farà certo fortuna, ed io gliela auguro perchè in mezzo a’ suoi difettucci ha un cuore, un cuore che si farebbe a fette per gli altri. Oh ma io non finirei più di chiacchierare con voi!... Amatemi dunque, scrivetemi, ricordatemi alla Pisana, e non dimenticatevi di far il possibile perchè ci possiamo vedere.»

Bell’anima d’amico! E si scusava di non saper scrivere! dove si sente il cuore, chi bada alle parole? Chi cerca lo stile quando l’anima ha toccato dolcemente l’anima nostra? — Non mi vergogno a dirvi ch’io piansi su quella lettera, non per le frasi in sè, che forse nessuno ci troverebbe da commoversi, ma appunto per quello studio gentile e pietoso di non commovere, per quella cura dilicata e faticosa di non iscoprire ai lontani tutte le nostre piaghe, acciocchè il piacere di aver nuove dell’amico non sia troppo amareggiato dal dolore di saperlo infelice! La morte del padre, lo sperperamento della famiglia, il cattivo cuore