Pagina:Le dicerie sacre.djvu/137

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F + ì i * I* PlTTTRA." Inferno la rifeoffi in v.tit) della mia Croce , della mia moite.Titifofihi.c6li mi vìtra quii furiant ? Corichili Jo (Sercniflìmo Site) con la confegutnza di Paolo A portolo. Qttsmcdo nen cum ilio omnia nobii non donabit ! Come è poflìbile, che chi con tanto (moderameli* 10 di larghezza il proprio figl-o vi hà conceduto, cofa alcuna per grande , 5; importante che fia , habbia à negarui > e che chi hà in fua balia 11 teforo de’refori, non (ia per edere fempre fecondato dal Cielo in ciafcun’altro effare ? Chi dirà, che mentre i polli ricourano fono l’ali dell’Aquila, non fieno da qualfiuoglia infulto fìcuri ? E qual’è 1* Aquila, fe nrn quella,di etti «fide Ezechiello. Aquilagrattdit magnarum a.arum ! Quali fono i fuoi polli fe non la ftit* pe di Savoia ? Aquila sì per It naturai magna- nim.tà, di cui è piopro (imboloquefto vccel- Jo, che perciò da gli antichi fù attribu to a_* Giouejsì perche la infegna vecchia dell'armi di 'Savoia era l'Aquila Imperiale, donata gii dall’Imperatore Ottone a Biro ino ioti» compenfa de’ trauagli (ofititt nel (occorrere il Rèd'Arles» Horouefti polli, non altrimenti che fuoi cariflìm: figli, fono da quell’Aquila^* celefte inuitatì à volar feco in alro,& à volger(ì al vero Sole . Sic ut Aquila fnuocani ad ve. Undum pulloi futi, O /uftr tu volitimi <*- paniit alai fuas. Quali fono queft*n|i,fe non U fua protettione, adombrata nell’ampiezza della Sindone, con cui par che vada loro del coiv tinouo couando ? Conreniomi d’eder r putato bugiardo, fe nelle fcritture ifleffe non fi fi letteralmente à quefto propofiro efplicita’ineotio- >c del come voftro Scteniilimo Siie. H trit ex.