Pagina:Le dicerie sacre.djvu/145

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ò (pedate fi taccft>no;ecco vna C ic aletta (ìrtdkla,e roca,cbe con fuoi audaci, e firepitofi garritifuccede al concento (ofine della lor faconda dottrina , entrando à cinguettare di quella (aera TAufica iru luogo loro. Fauoleggiaftyle Cicale efiere fiati alcuni bucatini , i quali bauendo dalle noueforelle d’Helicona imparato à cantare, prtftro del canto tanto diletto , che per cflo fcordat 'tft del cibo,in- cwfide^at amente morirono ; ma furono da quelle cangiati nella forma di quefio animaletto con tal priuilegh, ebe fen^a bifogno d'alimento confumino tutta la.j vita cantando. ’Nè io per me faprei con altro ftmbolo migliore ,ò più proprio,e fi. unificante di quefio rapprtfentare à V. lAltei^a la naturale inclinatione del mio ingegno, il cui Genio non poffo negare, che nella delitiofa, e piaceuole arte_> delle Tdufe non ft trattenga volentieri, e che non fra di quefio bonefìo trafittilo tanto inuagbito, che difpra&tti molti altri {ludi più vtili, da quali potrebbe^ perauentura procacciarfi vitto, e foftan- %a, par, cbefolamenie di effofi nutnjca. Diconoi Naturali,chelaCnaia canta* non con la bocca, ma col petto : e ebe-f ita-