Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/234

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ne, narrommi essa, piangendo, la mala condotta del marito e l’indegno trattamento sofferto; fui commossa di tanto infortunio, e ne piansi con lei. La feci quindi entrare nel bagno, la vestii de’ propri miei abiti, e le dissi: — Sorella, voi siete mia maggiore, e vi riguardo come madre. Durante la vostra assenza, il cielo ha benedetto la tenue sostanza che m’è toccata, e la impiegò utilmente ad allevare bachi da seta. Disponete adunque senza complimenti di quanto posseggo, e non fatemi il dispiacere di ricusare.

«Convenute così, vivemmo insieme per parecchi anni in buon’armonia, e siccome parlavamo sovente della nostra terza sorella, ed eravamo maravigliate di non sentirne notizie, giunse anch’essa nel medesimo misero stato dell’altra. Il marito avevala trattata nella stessa guisa, ed io la ricevetti colla medesima amicizia.

«Alcun tempo dopo, le mie due sorelle, sotto pretesto d’essermi di peso, mi dissero d’aver pensato a rimaritarsi; risposi che se non avevano altre più importanti ragioni, potevano continuare a restar tranquillamente con me; che le mie rendite bastavano a mantenerci tutte e tre in modo conforme alla nostra condizione. — Ma,» soggiunsi, «temo che abbiate una vera voglia di rimaritarvi. In tal caso, vi confesso che ne sarei al sommo sorpresa. Dopo l’esperimento che faceste del matrimonio, potreste pensarci una seconda volta? Sapete quanto sia raro trovare un marito galantuomo. Credete a me; continuiamo a vivere insieme il meglio che potremo.

«Ogni mio detto fu vano. Volevano rimaritarsi, e si rimaritarono. Ma, scorsi alcuni mesi, tornarono a trovarmi, e mi fecero mille scuse per non aver seguito il mio consiglio. — Voi siete minore,» dissero, «ma molto più saggia di noi. Se volete riceverci ancora in casa vostra; e riguardarci come vostre schia-