Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/289

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QUARTO VIAGGIO DI SINDBAD IL NAVIGATORE.


«I piaceri,» disse, «ed i divertimenti ai quali mi abbandonai dopo il terzo mio viaggio, non ebbero attrattive bastanti per determinarmi a non più viaggiare, e mi lasciai trascinar di nuovo dalla passione in me fortissima di trafficare e veder nuove cose. Messi in ordine pertanto i miei affari, e fatto un deposito di mercanzie nei luoghi ove aveva intenzione di andare, partii prendendo la strada della Persia; ed attraversate parecchie province, giunsi ad un porto di mare, ove m’imbarcai. Si levò l’ancora, ed eravamo già approdati a vari porti di terraferma e ad alcune isole orientali, quando facendo un giorno un lungo tragitto fummo sorpresi da un colpo di vento, che obbligò il capitano ad ammainar le vele, e dare tutti gli ordini necessari per prevenire il pericolo ond’eravamo minacciati. Ma inutili furono tutte le nostre precauzioni; la manovra non riuscì bene; le vele andarono squarciate in mille pezzi, ed il vascello, non potendosi più governare, urtò su alcuni scogli, e s’infranse in modo che gran numero di passaggieri e marinai annegarono, ed il carico fu sommerso...»

Scheherazade era a questo punto, quando vide l’alba. Schahriar alzossi; e la notte seguente ripigliò la sultana in questi sensi:


NOTTE LXXIX


— «Ebbi la fortuna,» continuò Sindbad, «al pari di parecchi altri marinai e mercanti, di afferrare una tavola, e trasportati dalla corrente verso un’isola che avevamo rimpetto, vi giungemmo felicemente e vi tro-