Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/659

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ed usciti che furono: — Oltre il male che mi opprime,» gli disse, «sento estremo dolore della perdita da voi sofferta per amor mio; è giusto che pensi a compensarvi; ma prima, e sono a chiedervene mille volte perdono, vi prego di dirmi se abbiate nulla saputo di Schemselnihar, da quando fui costretto a separarmi da lei. —

«Già istruito il gioielliere dalla confidente, gli raccontò tutto ciò che sapeva dell’arrivo di Schemselnihar al suo palazzo, dello stato in cui erasi trovata da quel tempo fino al momento che, sentendosi meglio; mandò da lui la confidente per informarsi di sue notizie. Non rispose il principe di Persia al discorso del gioielliere se non con sospiri e con lagrime; poi, malgrado la sua debolezza, fece uno sforzo per alzarsi, domandò alcuni de’ suoi, e con essi andò in persona alla sua guardaroba, cui si fece aprire, ordinando che, fatti parecchi fardelli di ricchi mobili ed argenterie, si portassero quindi a casa del gioielliere.

«Volle questi esimersi dall’accettare il presente del principe di Persia; ma benchè gli rappresentasse che Schemselnihar avevagli già mandato più del bisognevole per rimettere ciò che i suoi amici avevano perduto, esso volle non ostante essere obbedito; il gioielliere fu quindi obbligato ad attestargli la propria gratitudine per la di lui liberalità, assicurandolo di non saperlo abbastanza ringraziare. E volea pigliar congedo; ma il principe lo pregò di fermarsi, e conversarono insieme buona parte della notte.

«La mattina seguente entrò il gioielliere di nuovo dal principe prima di andarsene, e questi, fattoselo sedere accanto, gli disse: — Voi sapete che in tutte le cose si ha uno scopo; lo scopo d’un amante è quello di possedere senza ostacoli l’oggetto vagheggiato; se perde una volta questa speranza, è certo che non deve più pensar a vivere. Comprenderete che