Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/339

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«In quel punto se gli avvicinò un eunuco. — Commendatore de’ credenti,» gli disse rispettosamente; «non si riaddormenti vostra maestà; è tempo di alzarsi per far la preghiera; l’aurora già comincia ad apparire. —

«A tali parole, che produssero grande sorpresa in Abu Hassan, tornò egli ancora a dire frase: — Son desto o dormo? Ma dormo,» continuava, tenendo sempre gli occhi chiusi, «non posso dubitarne. —

«Pochi momenti dopo: — Commendatore de’ credenti,» ripigliò l’eunuco, il quale vide che non rispondeva nulla, e non dava alcun segno di volersi alzare, «permetta vostra maestà che le ripeta esser tempo di alzarsi, ove non voglia lasciar trascorrere il momento di fare la sua preghiera del mattino; il sole sta per sorgere, ed ella non è solita mancarvi.

«— M’ingannava,» disse subito Abu Hassan; «non dormo, son desto; quelli che dormono non sentono, ed io odo che mi si parla.» Aprì di nuovo gli occhi, e siccome era pieno giorno, vide distintamente tutto ciò che non aveva se non in confuso percepito. Si levò a sedere in aria ridente, come uomo pieno di giubilo di trovarsi in uno stato tanto superiore alla sua condizione; ed il califfo, che l’osservava, penetrò con molto diletto nel di lui pensiero.

«Allora le giovani dame del palazzo prosternaronsi col volto contro terra davanti ad Abu Hassan, e quelle che portavano gl’istrumenti, gli diedero il buon giorno con un concerto di flauti, di oboe, di tiorbe ed altri armonici strumenti, dei quali fu in cantato e rapito in tal estasi, che non sapeva dove fosse, e non capiva più in sè medesimo. Tornò nullameno alla primiera idea, e dubitando ancora se quanto vedeva ed udiva fosse sogno o realtà, si mise le mani davanti agli occhi, e chinata la testa: — Che vuol dire tutto ciò?» chiedeva fra sè. «Dove