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NOTTE CCXLII


— Sire, il rimedio parve estremamente duro a Noreddin; ma che cosa avrebbe potuto fare nella posizione in cui si trovava? Vendè primieramente gli schiavi, bocche allora inutili, che gli avrebbero cagionata una spesa molto superiore a quella ch’egli avrebbe potuto sostenere. Visse alcun tempo col denaro che ne ricavò, e quando venne a mancargli, fece portare i mobili sulla pubblica piazza, ove furono venduti molto al di sotto del giusto loro valore, benchè ve ne fossero di preziosissimi, che avevano costato somme immense. Ciò gli diede modo di sussistere per assai tempo; ma finalmente mancò anche questo soccorso, e non restandogli più altro da far danaro, ne espresse il sommo suo dolore alla Bella Persiana.

«Noreddin non si aspettava la risposta che gli diede quella saggia donna. — Signore,» gli disse, «io sono vostra schiava, e sapete che il fu visir vostro padre mi ha comprata per diecimila pezze d’oro. So bene che da quel tempo ho scemato di valore; ma sono pur persuasa di poter essere ancora venduta per una somma che non ne sarà troppo lontana. Credetemi, non differite a condurmi al mercato e vendermi; col denaro ricavato, che sarà molto, andrete a far il mercante in qualche città ove non siate conosciuto; e con ciò avrete trovato il mezzo di vivere, se non in grande opulenza, almeno in guisa di rendervi felice e contento.

«— Ah, cara e bella Persiana!» sclamò Noreddin; «è mai possibile che abbiate potuto concepire tal pensiero? Vi ho io dati sì pochi segni dell’amor mio, che mi dobbiate credere capace di questa inde-