Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/333

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«Preso qualche riposo, il cercatore di tesori cinse una corda al corpo del principe, gli diede una lanterna accesa, e lo calò nel pozzo. Quando vi fu giunto, i suoi occhi rimasero abbagliati dallo splendore dell’oro, dell’argento e delle gemme onde si vide circondato. Il suo ospite gli calò giù un paniere, e gli disse di riempirlo di tutto ciò che aveva sotto mano. Ritirò il paniere quando fu pieno, ne pose il contenuto sulle bestie da soma, e lo calò nuovamente. Quand’ebbe caricate le bestie, levò i sostegni che tenevano alzata la pietra, la lasciò cadere, e ricopertala di terra come prima, se ne andò.

«Il giovane, il quale aspettava che l’ospite facesse calare il paniere o la corda per risalire, udì d’improvviso ricadere la pietra: credendosi perduto, mandò un grido, e si mise a piangere. — Qual crudele destino! qual barbara morte!» sclamò. «Io sfuggii al furore d’un leone, sono uscito dal sotterraneo in cui venni allevato, ho ricuperata la vita che i ladri credevano avermi tolta, ed ora finirò qui lentamente i miei giorni, vittima della fame e della disperazione! —

«Mentre abbandonavasi a queste triste riflessioni, udì un romore simile al mormorio d’una fontana. Tende l’orecchio, fa alcuni passi, e si accorge che il rumore aumentava. Si avanza sempre dalla stessa parte, ode il rumore dei flutti, e si trova sulla riva d’un grosso torrente che scorreva con rapidità. Il principe disse allora fra sè:

«— Giacchè non posso evitare la morte, poco m’importa di morire più presto o più tardi, e preferisco essere sommerso a un tratto, che perire lentamente in questo pozzo. —

«Ciò dette, si precipitò nel fiume. La rapidità della corrente e la natura di quell’acqua, fecero sì che il suo corpo si sostenesse da sè medesimo a galla, e si trovò, dopo alcun tempo, in mezzo ad un’ampia valle, ove quel torrente usciva di sotterra.