Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/137

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un gioiello di fantasia, adorno di perle, diamanti e pietre preziose. Si cominciò dall’offrirgliene cinquecento pezze d’oro, aumentando successivamente sino a novecentocinquanta. Io osservava tutto in silenzio; infine quella giovane mi si avvicinò, e: — Signore,» disse, e tutti i mercatanti m’hanno detto un prezzo qualunque: voi solo non m’avete offerto nulla, e neppur badato a me. — Non ho nessun bisogno di quel gioiello,» risposi. — Non fa nulla, dovete offrire. — Poichè lo volete assolutamente, aggiungo cinquanta pezze d’oro, che formeranno le mille giuste.» Essa accettò, ed io rientrai nel magazzino onde pagarla. Era mia intenzione di presentare tal acquisto a mia moglie, cui stimava fosse per essere gradito. Allorchè volli contare il denaro alla giovane, costei lo rifiutò dicendo: — Ho da farvi una richiesta: non desidero altro pagamento fuor del favore d’imprimervi un bacio sulla guancia.» La singolare proposta mi sorprese ma, pensando che un bacio era comodissimo mezzo di pagare tal somma, accondiscesi. Avvicinatasi pertanto quella giovine, mi diede un bacio, ma poi mi morsicò con tutta la forza, e fuggì precipitosamente, abbandonandomi il gioiello.

La sera, tornato dalla consorte, che trovai seduta sull’aureo sedile, vestita di scarlatto, ne vidi l’aspetto sdegnato. — Dio voglia che tutto vada bene!» dissi fra me. Pure me le accostai, e presentatole il gioiello, sperando che quella vista valesse a dissiparne il mal umore: — Mia cara,» le dissi, «accetta questa preziosa coserella; l’ho comprata per te.» Essa lo prese, lo esaminò da tutti i lati, e mi chiese con accento freddo insieme e severo, se lo avessi proprio comprato per lei. — Ne attesto il cielo,» risposi; «è per te sola che l’ho comprato, e mi costa mille pezze d’oro.» A tali parole, mi lanciò uno sguardo irato, e chiese cosa significasse la ferita che aveva sulla guancia. Rimasi annichilito.