Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/159

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stava una caverna entro cui risolvemmo di ricoverarci finchè passasse una caravana. Il quarto giorno, ne venne ad accampar, una vicino al nostro asilo. Non osammo mostrarci; ma quando si rimise in via, seguitala a certa distanza giungemmo alfine in questa città. Prima nostra cura, dopo aver trovato alloggio, fu di ringraziare con sommo fervore l’Altissimo che sì miracolosamente ne aveva sottratte ad una morte terribile, ed ai pericoli che ci minacciavano nel deserto.» Nel terminare il racconto, non seppero la giovanetta e le sorelle frenare le lagrime.»

NOTTE DLXXIX

— Ma lasclamo per un istante questi interessanti personaggi, e torniamo presso al sultano loro padre. Questo principe più non era che a qualche lega dalla capitale, allorchè il perfido visir, accompagnato dagli officiali del governo e dai primari abitanti della città gli venne incontro, e lo complimentò sull’esito felice del santo pellegrinaggio intrapreso.

«Appena smontato al palazzo, il sultano prese in disparte il ministro, e chiesegli i particolari dell’infame condotta della consorte. — Principe,» gli rispose quel furbo, «appena foste partito, la principessa mi mandò una schiava per indurmi ad andarla a trovare. Ricusai, e feci mettere a morte l’infame messaggera, affinchè non divulgasse il fatale segreto. Sperava che la sultana avrebbe arrossito della sua debolezza; ma così non fu, e cinque volte di seguito reiterò il colpevole invito. Allora v’informai di tutto. —