Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/255

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tempo a ricevere nel suo seguito il preteso mercante, sino alla città d’Ispahan che trovavasi sulla strada che dovevano percorrere. Accondiscese l'ambasciatore, ed i due ministri, datosi un amichevole addio, separaronsi per tornar ciascheduno alla rispettiva sua capitale.

«Ins-al-Vugiud rallegrava in guisa il viaggio coll'amenità della conversazione, che il visir discorreva spesso con lui famigliarmente. In fine, fatto ardito dalla benevolenza dimostratagli dal ministro, il giovane arrischiossi di chiedergli il motivo d’un viaggio sì lontano. Allora seppe l'arrivo della sua diletta alla corte del sultano Dara, l'interesse preso da quel principe alle di lei sventure, la generosa protezione accordatale, e l'infruttuosa missione del visir per ritrovare Ins-al-Vugiud. A quella grata novella, non seppe egli più a lungo frenare i suoi trasporti, e fattosi conoscere, il visir si rallegrò esso pure di aver trovato l’oggetto del suo viaggio nel momento appunto che aveva perduta ogni speranza. Abbracciò quindi il giovane, lo felicitò sulla prossima sua riunione colla difetta, e sulla lieta sorte che li attendeva, nè volle che il favorito, d’allora in poi, avesse altra tenda fuor della sua, fecendogli somministrare ricche vesti, e tutto l’occorrente per un uomo, alla cui sorte s’interessava il suo sovrano.

«Fatto ch’ebbe il visir conoscere al sultano l’esito felice della sua missione, volle questi vedere il giovane, e subito comparso Ins-al-Vugiud, colla grazia d’un uomo uso al soggiorno delle corti, baciò la terra, come far deve il rispettoso cortigiano che giunge appiè del soglio. Il sultano gli rese con bontà il saluto, ed invitatolo a sedere, gli chiese poi la relazione della sua storia, che il favorito fece in modo seducente, ornando il racconto di citazioni poetiche e di versi improvvisi, sempre corrispondenti alla si-