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JACOPO TIEPOLO

DOGE DI VENEZIA

1229-1249.


Appena eletto, Jacopo Tiepolo dovette rivolgere tutte le sue cure all’isola di Candia, insofferente del dominio veneziano. Anche il nuovo impero latino di Costantinopoli trascinava vita debole e travagliata, perchè i greci di Nicea e dell’Epiro non lasciavano tregua a quell’ordine di cose artificioso che mancava di base e di prestigio in Oriente. Il giovane imperatore Baldovino implorava il soccorso dell’Europa, ma trovò solo un aiuto interessato nei Veneziani, che sconfissero le flotte greche ed ebbero in compenso nuovi vantaggi commerciali. Nè più fortunato era l’Occidente: gravissime discordie e lotte sanguinose dilaniavano l’Italia, ove l’imperatore Federico II ed il papa Gregorio IX si contendevano la supremazia. I Veneziani dapprima esitavano, ma quando Federico II fece uccidere il podestà di Milano, Pietro Tiepolo, figlio del Doge, si collegarono col pontefice e con altre città italiane contro l’imperatore.

Jacopo Tiepolo seppe in tutte le circostanze difendere l’onore e l’interesse di Venezia, conchiuse trattati e convenzioni commerciali, tanto colle vicine città, quanto coi principi dell’Asia e dell’Africa. Migliorò gli ordinamenti interni, istituì nuove magistrature e diede ordine alle leggi civili e criminali, che fu una delle maggiori glorie del suo regno. Nel libro della Promissioni del Maleficio, che concerne specialmente il diritto Criminale, il Capitolo XX si occupa dei falsificatori colle seguenti parole:» Item statuimus ut si quis sigillum nostrum, aut salis falsaverit