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APPENDICE II.


I MASSARI DELLA MONETA



Mancano le memorie e i documenti per conoscere come fosse in origine regolata l’amministrazione della zecca e quali magistrati vegliassero al suo andamento. La più antica notizia è un breve cenno in data 13 marzo 1224, che si legge nel Liber communis o Liber plegiorum, in cui sono raccolte le deliberazioni del doge assistito dal Consiglio minore. Ivi si ricorda il giuramento prestato sul loro Capitolare dai sorveglianti della zecca, i quali non sono chiamati con alcun titolo speciale, ma semplicemente illi homines qui faciunt fieri monetam1. Il capitolare di cui si parla in quella notizia non è giunto fino a noi, ma si può con fondamento supporre che, almeno nelle linee generali e più importanti, esso non fosse dissimile da quello compilato nel 1278, ch’è il più antico che si conosca. Questo importante documento, simile ad altri congeneri, è una raccolta delle leggi e degli ordini, a cui dovevano informarsi i magistrati nell’esercizio del loro ufficio, e contiene capitoli scritti in varie epoche e con diversi intendimenti. A chi si ponga a leggerlo con attenzione non isfuggirà che i paragrafi immediatamente seguenti la formula del giuramento, e parecchi altri qua e là, sono in prima persona, mentre altri si dirigono ai massari o agli addetti alla zecca in terza persona. Tale diversità di redazione induce facilmente a supporre che gli articoli in prima persona siano conservati dal capitolare primitivo, e quelli in terza siano disposizioni introdotte nelle compilazioni successive.


  1. Il passo è riportato a pag. 92.