Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/273

Da Wikisource.
270 avvertimento.

Tutti i frammenti ed appunti, che diamo qui appresso, sono desunti dagli autografi che, su carte originalmente le une dalle altre staccate, se ne conservano tra i Manoscritti Galileiani della Biblioteca Nazionale di Firenze: T. II della Par. III, T. VI della Par. IV, e VI della Par. I. Nell’ordinarli poi, discostandoci dalla disposizione che fu loro assegnata in detti tomi, ci siamo tenuti a questi criteri: 1°, che non si dovessero separare cose scritte sopra la medesima faccia di una stossa carta; 2°, che si dovessero tener uniti appunti concernenti lo stesso argomento o argomenti analoghi. È stato possibile sodisfare compiutamente all’una e all’altra condizione, pur osservando anche nel tutto un certo ordine logico. Il frammento dell’esordio rimane, come di ragione, al principio; seguono le osservazioni di posizione della Stella; poi, gli argomenti su ciò che la Stella non può essere; dai quali, con transizione opportuna, il frammento che comincia «Et haec fere sunt, quae, meo iudicio, non sunt etc.»1 conduce agli argomenti su quello che la Stella forse è; viene per ultimo l’elenco degli scrittori che trattarono dell’altra Stella apparsa nel 1572, desunto dalla prima parte dei Proginnasmi2 di Ticone. L’autografo abbiamo poi seguito con ogni fedeltà, e secondo le norme adottate per le scritture che possediamo autografe.

Poche settimane dopo che Galileo aveva tenute nell’Università le lezioni anzidetto, usciva alla luce in Padova la Consideratione Astronomica circa la nova, & portentosa Stella che nell’anno 1604 a dì 10 Ottobre sparse, con un breve giudizio delli suoi significati di Baldassare Capra3. Questo opuscolo noi abbiamo stimato opportuno di riprodurre nella presente edizione, e perchè qualche anno appresso diede occasione alle repliche contenute nella prima parte della memoranda Difesa, e perchè senza il testo, al quale si riferiscono, sarebbero riuscite poco chiare alcune postille ad essa Considerazione, che qui pure pubblichiamo, avendo ogni motivo per stimarle galileiane. Un esemplare della scrittura del Capra, attualmente posseduto, con la segnatura «B. r. A. 7. p. 2. n. 6», dalla Biblioteca Nazionale di Firenze, contiene delle postille, che dal Venturi, a cui già appartenne, furono giudicate della mano stessa di Galileo4: conviene dire però che per tali non fossero riconosciute dagli ordinatori della Collezione Galileiana, poiché, avendo il Venturi ceduto detto esemplare al Granduca di Toscana5, non fu in quella compreso. Queste postille infatti sono senza dubbio di pugno del Viviani; ma chi abbia anche poca conoscenza della polemica di Galileo col Capra, e abbia letto qualcuna delle postille

  1. Pag. 281.
  2. Tychonis Brahe Astronomiae instauratae progymnasmata, quorum haec prima pars. De restitutione motuum Solis et Lunae Stellarumque inerrantium tractat. Et praeterea de admiranda Nova Stella Anno 1572 exorta luculenter agit. Typis inchoata Uraniburgi Daniae. Absoluta Pragae Boliemiae, M.DC.II.
  3. In Padova, M.DC.V. Nella Stamparia di Lorenzo Pasquati. Con Lic. de Sup.
  4. Memorie e Lettere inedite, ecc. Parte Prima, ecc. Modena, M.DCCC.XVIII, pag. 76.
  5. Documenti inediti per la Storia dei Manoscritti Galileiani nella Biblioteca Nazionale di Firenze, pubblicati ed illustrati da Antonio Favaro: Bullettino di Bibliografia e di Stona delle Scienze Matematiche e Fisiche; Tomo XVIII, Roma, 1885, pag. 225.