Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/320

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in perpuosito de la stella nuova. 317

per que la n’è mè sprefession, no me n’intendanomi; basta, que gnan elo no parla ben.




     Na. E si el vuole pò, che questo sea[Loren. cap. 4.] el nervo de la rason de Stotene1.

     Ma. Tonca sipiando così mesero el nervo, tutto et sò zenderamento, e scorrompimento anderà in broetto.

     Na. S’i niervi e sì debole, la carne sarà ben frolla. El dise, que se ’l se poesse zenderare in Cielo de le stelle nuove, el besognerae, que da tanti besecoli in quà s’in foesse scorrotta qualcuna de[Loren. cap. 4.] quelle, che sempre me xè stà vezue2: que gi è: a no m’arecuordo quante: basta gi è paregie: e si no ghin manca gneguna, que el lo dise Stotene.

     Ma. Pù uh, mo questa strenze ben senza penole. chi diambarne g’hà ditto, che sta stella nuova sea na stella stella? l’è ben on spianzore, mo no na stella. E si mi a l’he inchindamò chiamà stella, per que la in pare, se ben la n’è, com’è le altre.

     Na. Que ela tonca?

     Ma. Que segi mi? basta, che la n’è na stella purpiamen. e si le altre stelle no se xè mè scorrotte, per que gi è stelle, e si el Cielo ghe n’hà debesogne di fatti suò: mo nò de questa, che si pianto vegnua, l’è anche el devere, que la vaghe via. E per conto de dire, que

potrebbe anco essere che la si fosse generata nell’aria, e poi che sempre più la si fosse alzata? Ma non voglio dire queste cose, perchè la non è mia professione, non intendendomene: basta, che neanche lui ragiona a dovere.

     Na. Eppure egli vuole che questo sia il nervo della ragione d’Aristotele.

     Ma. Dunque, essendo così misero il nervo, tutto il suo generamento e corrompimento andrà in brodetto.

     Na. Se i nervi sono così deboli, la carne sarà frolla bene. Egli dice che s’e’ si potesse generare in Cielo delle stelle nuove, e’ bisognerebbe che da tanti secoli in qua se ne fosse corrotta qualcuna di quelle che sempre mai sono state viste: che sono... non mi ricordo quante. Basta, le son parecchie, e non ne manca proprio nessuna, chè e’lo dice Aristotele.

     Ma. Poffare! questa poi stringe bene senza zeppe. Chi diamine gli ha detto che questa stella nuova sia una stella stella? Ella è bensì uno splendore, ma non una stella. E anch’io l’ho insin a qui chiamata stella, perchè sebbene la non sia, pare una stella come sono le altre.

     Na. Che è ella dunque?

     Ma. Che so io? Basta che la non è una stella propriamente: e le altre stelle non si sono mai corrotte, perchè sono stelle, e il Cielo n’ha bisogno, de’ fatti suoi: ma non di questa che, essendo venuta, l’è anco di dovere che la vada via. E in quanto al dire che non si
1-2. ch'a no me n'intendo mi (che non me n’intendo io) — 7-8. scorompimento' — 10. serà — 21. un — 28. no xè — 29. debesogno
  1. «Perciò io li propongo ’l nerbo de la ragione Aristotelica, che secondo ’l costume di quel Philosopho, non è cosi in tutto spianata e raccolta.» (Discorso, ecc., car. 6a v.)
  2. «Si come alli passati giorni si è generata quella Stella, convenevol’ parmi render’ la ragione, perchè in tante migliaia d’Anni, non si sia fatta corrottione di alcuna Stella de le 1022, o delle 1600 secondo Plinio, nel Fermamento; Imperò che facendosi la generatione, e parvenza in una parte di una cosa è ragionevole, che in altre parti di quella istessa cosa la corrottione si faccia.» (Discorso, ecc., car. 7a r.)