Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/139

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intorno alle cose che stanno in su l’acqua ecc. 135


fuoco; ma essendo per tanto spazio distante da noi, quale esperienza potrà assicurarci, o avere accertato Aristotile, in maniera ch’e’ si debba, come di cosa notissima al senso, affermare quanto e’ produce in confutazion di Democrito, cioè che non più velocemente si muova una gran mole d’aria che una piccola d’acqua? Ma io non voglio più lungamente dimorare in questa materia, dove sarebbe che dire assai: e, lasciato anche Democrito da una banda, torno al testo d’Aristotile, nel quale egli si va accingendo per render le vere cause onde avvenga che le sottil falde di ferro o di piombo soprannuotino all’acqua, e più l’oro stesso, assottigliato in tenuissime foglie, e la minuta polvere, non pure nell’acqua, ma nell’aria ancora, vadano notando; e pone che, de’ continui, altri sieno agevolmente divisibili e altri no, e che, degli agevolmente divisibili, alcuni sien più e altri meno tali; e queste afferma dovere stimarsi che sien le cagioni. Soggiugne poi, quello essere agevolmente divisibile che ben si termina, e più quello che più, e tale esser più l’aria che l’acqua, e l’acqua che la terra. E ultimamente suppone, che in ciascun genere più agevolmente si divide e si distrae la minor quantitade che la maggiore.

Qui io noto, che le conclusion d’Aristotile in genere son tutte vere, ma parmi che egli le applichi a particolari ne’ quali esse non hanno luogo, come bene lo hanno in altri: come, v. gr., la cera è più agevolmente divisibile che il piombo, e il piombo che l’argento; sì come la cera più agevolmente riceve tutti i termini che ’l piombo, e ’l piombo che l’argento. È vero, in oltre, che più agevolmente si divide poca quantità d’argento che una gran massa: e tutte queste proposizioni son vere, perché vero è che nell’argento nel piombo e nella cera è semplicemente resistenza all’esser diviso, e dov’è l’assoluto è anche il respettivo. Ma se tanto nell’acqua, quanto nell’aria, non è renitenza alcuna alla semplice divisione, come potremo dire che più difficilmente dividasi l’acqua che l’aria? Noi non ci sappiamo staccare dall’equivocazione: onde io torno a replicare, che altra cosa è il resistere alla divisione assoluta, altra il resistere alla division fatta con tanta e tanta velocità. Ma per far la quiete e ostare al moto, è necessaria la resistenza alla divisione assoluta; e la resistenza alla presta divisione cagiona non la quiete, ma la tardità del moto: ma che tanto nell’aria, quanto nell’acqua, la resistenza alla semplice division non vi sia, è manifesto; perché niun corpo solido si trova, il quale non