Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/47

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attenenti al trattato ecc. 43


Che Aristotile si con[tra]dica, affermando e negando la medesima cosa nell’istesso luogo e [capitolo], so che gli avversarii non son per concederlo mai; se concedessero che ad altro che alla figura attribuisse Aristotile la causa del supernatare [che] fa la lamina già il testo e l’autorità da loro prodotta gli sar[eb]be, per loro confessione, direttamente contro: resta dunque per l[oro] refugio che la prima proposta di Aristotile sia capace d’interp[re]tazione e senso tale, che non escluda la figura dalle cause [del] supernatare alcuno de i corpi che per lem|em|or natura anderebbono e v[anno] al fondo. E qui1 credo che mi diranno c[he] il vero e germano sentimento delle parole di Aristotile è che [la] figura non sia semplicemente ed assolutamente causa del muoversi, [o] non muoversi, in su o in giù, ma che ben sia causa secundum quid ciò è in un certo modo o secondo qualche rispetto, sì che in eff[etto] la particola simpliciter si abbia a congiugnere con la causa, e [non] col muoversi o non muoversi; di maniera che l’intenzione d[i] Aristotile sia stata tale: La vera e semplice causa dell’andare, o n[on] andare, in giù o in su, ne è la gravità o leggerezza, e non la figu[ra]; ma la figura è ben cagione coadiuvante ed in un certo modo co[ope]rante in tali effetti, etc. Or qui mi nascono diversi dubbii e d[ifii]coltà, per le quali mi pare che le parole non siano in conto alcuno ca[paci] di simile costruzione e sentimento. E le difficoltà son queste2 Inserire figura (CropTool non funziona) con tanto progiudizio della sua dottrina e reputazione, cose tanto aliene dalla sua intenzione e dal vero insieme.

Finalmente, io starò con gran desiderio attendendo di sentire come gli avversarii siano per poter sostenere la interpretazione, ch’e’ danno alle parole di Aristotile, per vera e reale, e più la dottrina salda e

prodotta sarebbe per loro confessione direttamente contro di loro gli — 17. ma che la — 18. coadiuante. — 29-30. la loro interpretazione ch’e’ danno delle alle parole
  1. Dopo «qui» si legge, cancellato, quanto oppresso: ricorrendo all'àncora sacra del simpliciter et secundum quid, di tanta virtù elle può liberare i na[vi]ganti da ogni tempestosa procella».
  2. In luogo di «E le difficoltà son queste» prima Galileo aveva scritto quanto appresso, che ricoperse con un cartellino: «le quali difficoltà io propo[ngo] con speranza che mi devino esser resolute da gli avversarii».