Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/90

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86 discorso


e alle ragioni in contrario d’Aristotile credo che si possa pienamente soddisfare, e mi sforzerei di farlo, quando fusse totalmente necessario nella presente materia, o non fusse troppo lunga digressione in questo breve trattato. Dirò solamente che, se in alcuno de’ nostri corpi elementari fosse principio intrinseco e inclinazion naturale di fuggire il centro della terra e muoversi verso il concavo della Luna, tali corpi senza dubbio più velocemente ascenderebbono per que’ mezi che meno contrastano alla velocità del mobile; e questi sono i più tenui e sottili, quale è, per esempio, l’aria in comparazion dell’acqua, provando noi tutto ’l giorno che molto più speditamente moviamo con velocità una mano o una tavola trasversalmente in quella che in questa: tutta via non si troverrà mai corpo alcuno il quale non ascenda molto più velocemente nell’acqua che nell’aria; anzi, de’ corpi che noi veggiamo continuamente ascendere con velocità nell’acqua, niuno è che, pervenuto a’ confin dell’aria, non perda totalmente il moto; insino all’aria stessa, la quale, sormontando velocemente per l’acqua, giunta che è alla sua regione lascia ogn’impeto e lentamente con l’altra si confonde. E avvegnaché l’esperienza ci mostri che i corpi di mano in mano men gravi più velocemente ascendon nell’acqua, non si potrà dubitare che l’esalazioni ignee più velocemente ascendano per l’acqua che non fa l’aria: la quale aria si vede per esperienza ascender più velocemente per l’acqua, che l’esalazioni ignee per l’aria: adunque di necessità si conclude, che le medesime esalazioni assai più velocemente ascendano per l’acqua che per l’aria, e che, in conseguenza, elle sieno mosse dal discacciamento del mezo ambiente, e non da principio intrinseco, che sia in loro, di fuggire il centro al qual tendono gli altri corpi gravi.

A quello che per ultima conclusione produce il Sig. Buonamico, di voler ridurre il discendere o no all’agevole e alla difficil division del mezo e al dominio de gli elementi, rispondo, quanto alla prima parte, ciò non potere in modo alcuno aver ragion di causa, avvenga che in niuno de’ mezzi fluidi, come l’aria, l’acqua e altri umidi, sia resistenza alcuna alla divisione, ma tutti da ogni minima forza son divisi e penetrati, come di sotto dimostrerò; sì che di tale resistenza alla divisione non può essere azione alcuna, poi che ella stessa non è. Quanto all’altra parte, dico che tanto è ’l considerar ne’ mobili il predominio degli elementi, quanto l’ecceso o ’l mancamento di gra-