Pagina:Le opere di Galileo Galilei VI.djvu/281

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Convien forse la cometa co’ pianeti per ragion di moto? E qual cosa separata dalla parte elementare, ch’ubidisce allo stato terrestre, non si moverà al moto diurno col resto dell’universo? Ma se si parla dell’altro moto traversale, questo non ha che far col movimento de’ pianeti, non essendo né per quel verso, né regolato, né forse pur circolare. Ma, lasciati gli accidenti, crederà forse alcuno, la sostanza o materia della cometa aver convenienza con quella de’ pianeti? Questa si può credere esser solidissima, ché così ne persuade in particolare e quasi sensatamente la Luna, ed in universale la figura terminatissima ed immutabile di tutti i pianeti; dove, per l’opposito, quella della cometa in pochi giorni si può credere che si dissolva; e la sua figura, non circolarmente terminata, ma confusa ed indistinta, ci dà segno, la sua sostanza esser cosa più tenue e più rara che la nebbia o il fumo: sì che in somma ella si possa più tosto chiamare un pianeta dipinto, che reale.

Terzo, io non so quanto perfettamente ei possa aver paragonato l’irraggiamento ed il ricrescimento della cometa con quel di Mercurio, il quale, avvenga che rarissime volte dia occasion d’essere osservato, in tutto il tempo che apparve la cometa, sicuramente non la dette egli mai, né poté esser veduto, ritrovandosi sempre assai vicino al Sole; sì che io credo di poter senza scrupolo creder, che il Sarsi non facesse altrimenti questo paragone, difficile anco per altro e mal sicuro a potersi fare, ma ch’e’ lo dica, perché, quando così fussi, servirebbe meglio alla sua causa. E del non essere egli venuto a questa esperienza me ne dà anco indizio questo, che nel riferir l’osservazioni fatte in Mercurio e nella Luna, colle quali paragona quelle della cometa, mi par ch’ei si confonda alquanto: atteso che, per voler concludere, la cometa esser più lontana dal Sole che Mercurio, aveva bisogno dire ch’ella s’irraggiava meno di lui, e veduta col telescopio ricresceva più di lui; tuttavia gli è venuto scritto a rovescio, cioè ch’ella non s’irraggiava assai più di Mercurio, e ch’ella riceveva quasi il medesimo ricrescimento, ch’è quanto a dire ch’ella s’irraggiava più, e ricresceva manco, di Mercurio: paragonandola poi colla Luna, scrive l’istesso (ben ch’egli dica di scrivere il contrario), cioè ch’ella ricresceva meno che la Luna, e s’irraggiava più: tuttavia poi, nel concludere, dalla identità di premesse ne deduce contrarie conclusioni, cioè che la cometa è più vicina al Sole che la Luna, ma più remota che Mercurio.