Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/323

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giornata terza. 315


Salv. Or notate appresso. De i luoghi dove collocar la stella nuova, alcuni son manifestamente impossibili, ed altri possibili. Impossibile assolutamente è che ella fusse per infinito intervallo superiore alle stelle fisse, perchè un tal sito non è al mondo, e quando fusse, la stella posta là a noi sarebbe stata invisibile; è anco impossibile che ella andasse serpendo sopra la superficie della Terra, e molto più che ella fusse dentro all’istesso globo terreno. Luoghi possibili sono questi de’ quali si è in controversia, non repugnando al nostro intelletto  1 che un oggetto visibile, in aspetto di stella, potesse esser sopra la Luna, non men che sotto. Ora, mentre si va cercando di ritrar per via d’osservazioni e di calcoli, fatti con quella sicurezza alla quale la diligenza umana può arrivare, qual veramente fusse il suo luogo, si trova che la maggior parte di essi calcoli la rendon più che per infinito intervallo superiore al firmamento, altri la rendon prossima alla superficie della Terra, ed alcuni anco sotto tal superficie, e de gli altri, che la ripongono in luoghi non impossibili, nissuni si concordano tra di loro, dimodochè convien dire, tutte le osservazioni esser necessariamente fallaci; talchè, se noi vogliamo pur da tante fatiche ritrar qualche frutto, bisogna ridursi alle correzioni, emendando tutte l’osservazioni  2.

Simp. Ma l’autore dirà, che delle osservazioni che rendono la stella in luoghi impossibili, non si deve far capitale alcuno, come quelle che infinitamente sono errate e fallaci; e solo si debbono accettar quelle che la costituiscono in luoghi non impossibili, e tra queste solamente andar ricercando, per via de i più probabili e più numerosi rincontri, se non il sito particolare e giusto, cioè la sua vera distanza

  1. all’intelletto nostro
  2. Dopo correzioni, Galileo scrisse in G, dapprima, quanto appresso: Cominciando dunque a lavorare, già chiara cosa è che tutte le indagini le quali ci rendono la stella nuova per infinito intervallo sopra le stelle fisse, errano nel porla troppo alta, onde la correzzione si ha da fare col moderar quelli eccessi o mancanze di gradi o minuti presi con errore nell’osservare, in maniera che il calcolo ritiri la stella nuova da una lontananza impossibile ad una non impossibile. Ora, mentre che noi anderemo pian piano ritirando ed abbassando la stella, assai prima la condurremo nel firmamento che sotto la ☽, dove ella non può scendere senza passar per gli orbi delle fisse e di tutte le stelle erranti. Però, se giudicar si debbe che tanti astronomi abbiano, nell’osservare, più presto errato di poco che di molto, tutte le indagini che subblimavano esorbitantemente la stella nuova, emendate, applaudono all’opinione di quelli che la stimano essere stata nel cielo e altissima; e le indagini a favor di questa parie sono molte più in numero che le contrarienti, ed anco fatte da i più stimati astronomi, come vedremo appresso. Poi Galileo cancellò questo tratto, e dopo correzioni scrisse: emendando tutte l’osservazioni.