Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/475

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giornata quarta. 467

differenza: il che è anco manifesto dal vedersi nel Faro ricorrer l’acqua non meno verso levante che correr verso ponente.

Sagr. Io, che non ho, come il signor Simplicio, stimolo di sodisfare ad altri che a me stesso, resto da quanto si è detto appagato circa questa prima parte; però, signor Salviati, quando vi sia comodo di seguir più, sono apparecchiato ad ascoltarvi.

Salv. Farò quanto mi comandate; ma vorrei pur sentire anco il parer del signor Simplicio, dal giudizio del quale posso argumentar quanto io mi potessi prometter, circa questi miei discorsi, dalle scuole peripatetiche, se mai gli pervenissero all’orecchie.

Simp. Non voglio che ’l mio parer vi vaglia o serva per coniettura de’ giudizi d’altri, perchè, come più volte ho detto, io son de’ minimi in questa sorte di studii, e tal cosa sovverrà a quelli che si sono internati ne gli ultimi penetrali della filosofia, che non può sovvenire a me, che l’ho (come si dice) salutata a pena dalla soglia: tuttavia, [Dimostrasi, convertendo l'argomento, il moto perpetuo dell'aria da levante a ponente provenir dal moto del cielo.]per parer vivo, dirò che de gli effetti raccontati da voi, ed in particolare in quest’ultimo, mi pare che senza la mobilità della Terra se ne possa rendere assai suffiziente ragione con la mobilità del cielo solamente, senza introdur novità veruna, fuor che il converso di quella che voi stesso producete in campo. È stato ricevuto dalle scuole peripatetiche, l’elemento del fuoco ed anco gran parte dell’aria esser portati in giro, secondo la conversion diurna, da oriente verso occidente dal contatto del concavo dell’orbe lunare, come da vaso lor contenente. Ora, senza discostarmi dalle vostre vestigie, voglio che determiniamo, la quantità dell’aria participante di tal moto abbassarsi sin presso alle sommità delle più alte montagne, e che anco sino in Terra arriverebbe, quando gli ostacoli delle medesime montagne non l’impedissero: che corrisponde a quello che dite voi, cioè che sì come voi affermate, l’aria circondata da i gioghi de i monti esser portata in giro dall’asprezza della Terra mobile, noi per il converso diciamo, l’elemento dell’aria tutto esser portato in volta dal moto del cielo, trattone quella parte che soggiace a i gioghi, che viene impedita dall’asprezza della Terra immobile; e dove voi dicevi, che quando tale asprezza si togliesse, si torrebbe anco all’aria l’esser rapita, noi possiam dire che rimossa la medesima asprezza, l’aria tutta continuerebbe suo movimento: onde, perchè le superficie de gli ampli mari sono lisce e terse, sopra di quelle si continua