Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/600

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592 esercitazioni filosofiche

convengono a i corpi celesti, i retti a gli elementi ed anco a tutti i misti inanimati, i quali non hanno altro moto che dell’elemento predominante, talchè non solo la terra, ma ancora le pietre, l’oro, l’argento, il piombo e l’altre cose tutte di terrea gravità, si movono rettamente verso il centro, così le levi verso il cielo; ma oltre ciò tutti gli animali si movono naturalmente di moto misto: tale è il moto progressivo, il volativo, il natativo, il serpitivo, e mille e mill’altri. Vi domando, se questi siano moti retti o no? e se non sono retti, di che esclamate voi? dove trovate tante sconvenevolezze, tante impossibilità ed assurdi? Direte forse che questi non sono moti naturali? e perchè? non divengono essi forse dall’anima, che è ne i viventi forma e natura principalissima? non è forse così naturale all’uomo ed al cavallo il caminare, come alla terra ed al piombo il discendere? E ben vero che ne gli animali si trova anco il moto corporeo puro, che divien dalla gravità; e questo è semplice, dall’elemento predominante, come quel delle cose miste inanimate. Ecco dunque i moti misti di mistura matematica e di naturale; voglio dir, e per ragion del spazio sopra di cui si fanno, che è tortuoso, e perchè in simili moti vi è la naturalezza dell’anima, prima natura in quelli, e la ripugnanza del corpo grave, che da sè stesso tenderebbe direttamente all’ingiù; ed eccovi manifestissima l'una e l’altra mistura, la quale nella dissoluzione del misto animale si dissolve anch’ella, e nel cadavero resta il semplice moto, come nelle cose inanimate, dall’elemento predominante. Che dite, Sig. Galileo? vi par che questi siano moti impossibili?postille 1 vi par di aver parlato consideratamente mentre per conclusione dite, a car. 10 [pag. 42, lin.1-2], che Aristotile «non vi trovò corpo alcuno che fusse naturalmente mobile di questo moto»? Mi direte che colà Aristotile non parla eccetto che de’ moti puri naturali, non stendendosi a gli animali. Io vi dico che divide il moto locale in commune, da applicarsi come ho detto. Forse aggiungerete che dovea esso dichiararsi. Ri-

  1. Dico, Sig. Rocco mio, che voi vi portate meco ingratissimamente a odiarmi; che dovresti tenermi in luogo di fratello, poi che con le mie instanze vi ho date tante belle occasioni di mostrar la sottigliezza del vostro ingegno in trovar tante nuove esplicazioni di testi d’Aristotile, non mai sovvenute ad alcuno de’ suoi interpreti.

    Sul medesimo cartellino sul quale è scritta questa postilla si legge, pur di mano di Galileo:

    Solo il moto circolare può esser continuo e sempiterno. Aris., p.° Caeli, t. 15.

    Nel medesimo testo: Se il fuoco va in volta, tal moto non gli è men contro a natura che l’in giù.