Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/672

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664 esercitazioni filosofiche


non sono stati più visti si vedano, come per poter con ordine e distinzione ponderar e confutar le loro soluzioni, giudico spediente di mettergli quivi tutti.

1. Il primo dunque è questo: «Se la Terra si movesse o in sè stessa, stando nel centro, o in cerchio, essendo fuor del centro, è necessario che ella violentemente si movesse di tal moto, imperochè non è suo naturale; chè se fusse suo, l’avrebbe anco ogni sua particella; ma ogn’una di loro si move per linea retta al centro: essendo dunque violento e preternaturale, non potrebbe esser sempiterno: ma l’ordine del mondo è sempiterno: adunque etc.».

2. «Secondo, tutti gli altri mobili di moto circolare par che restino indietro e si movano di più di un moto, trattone però il primo mobile: per lo che sarebbe necessario che la Terra ancora si movesse di due moti; e quando ciò fosse, bisognerebbe di necessità che si facessero mutazioni nelle stelle fisse: il che non si vede, anzi senza variazione alcuna le medesime stelle nascono da i medesimi luoghi, e ne i medesimi tramontano.»

3. « Terzo, il moto delle parti e del tutto è naturalmente al centro dell’universo. e per questo ancora in esso si sta.»

4. Quarto, i corpi gravi, buttati all’insù, cascano a perpendicolo sopra la superficie della Terra; il che non potrebbe essere se la Terra si movesse, conciosia che ella col suo moto velocissimo trapasserebbe, e così il cadente peso anderebbe a cascar lontano da chi lo buttò, o non a perpendicolo.

5. In oltre, il risponder tutte l’apparenze, che si veggono ne i movimenti delle stelle, alla posizione di essa Terra nel centro, è argomento che ella nel centro dell’universo sia, od immobile ancora.

0. Sesto, mentre un grave casca dalla cima di una torre, viene per linea retta a perpendicolo alla superficie della Terra; dunque essa Terra sta, immobile: perchè quando ella avesse la conversion diurna, quella torre venendo portata dalla vertigine della Terra, nel tempo che il sasso consuma nel suo cadere, scorrerebbe molte centinaia di braccia verso oriente; e per tanto spazio dovrebbe il sasso percuotere in Terra lontano dalla radice della torre.

7. Si conforma con un sasso lasciato cadere dalla cima dell’albero di una nave la quale cammini, che anderà a cader tanto lontano dall’albero, per quanto avrà scorso la nave; e se ella stia ferma, cascherà il detto sasso giustamente alla radice dell’albero.

8. «Fortificasi tal argomento con l’esperienza di un proietto tirato in alto per grandissima distanza, qual sarebbe una palla cacciata da una artiglieria drizzata a perpendicolo sopra l’orizonte, la quale nella salita e nel ritorno consuma tanto tempo, che nel nostro paralello l’artiglieria e noi insieme saremmo per molte miglia portati dalla Terra verso levante, talchè la palla, cadendo, non potrebbe mai tornare appresso al pezzo, ma tanto lontana verso occidente quanto la Terra fosse scorsa avanti.»