Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/677

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di antonio rocco. 669


molte cose sono naturali e pur non sono eterne, stando anco permanente e stabile il lor fondamento. Ed al proposito nostro, è naturale il generare ed il crescere a i viventi; e pur essi restando, questi moti non sono perpetui: è anco naturale a tutti quei che si movono di moto retto di giungere al termine loro, e nulladimeno questi moti non sono eterni; ed in universale ogni moto (dal circolare in poi), sia di qualsivoglia genere, può esser naturale, ed è terminato ciascuno: dunque non è vero che ogni naturale sia eterno, ancorchè sia eterno il suo mobile. Avresti meglio detto che nelle cose eterne si trova eterna inclinazione all’opre, non essendo nell’ordine della natura cosa alcuna oziosa; ma che quest’opre siano attualmente eterne, o sempre in fieri attuale, è falsissimopostille 1. Così è eternamente mobile la Terra, come ogni corpo naturale; ma che perciò eternamente si mova, non è di alcuna necessità, già che alcune attitudini sono date dalla natura da ridursi all’effetto opportunamente, come a bastanza ho detto innanzi: e per ciò è anco falso quello che inferite, che non gli possa esser natu-

  1. Qui dite che pur sia vero, che anco quello che non può essere eterno, può esser naturale, stando anco permanente il lor fondamento; e l'esemplificate col generare e crescer de’ viventi, che non è perpetuo: ma l'esempio non sta nel proposito, se voi prima non provate, il crescere non potere esser perpetuo, e, di più, che eterni possano essere i viventi. Il mio asserto dice: «Quello che non può essere eterno, non può esser naturale»: se voi volete destruggerlo, bisogna che voi introduchiate cosa che possa essere naturale senza potere essere eterna; e però dovete mostrare, non che il crescere non sia de facto eterno, ma che non possa essere eterno, e, di più, che non possa essere eterno quando anco il vivente fusse eterno: e questo non proverete voi già mai; talchè il vostro esempio è difettoso e fuori del caso, perchè mostra solamente non esser de fatto eterno il crescere nel vivente che nè anco è eterno.
    E se voi considererete meglio il mio detto, vedrete che io non affermo che nelle cose eterne quello che gli è naturale sia eterno, ma solamente che gli può essere eterno, ciò è che hanno eterna disposizione a quello operare, benchè eternamente non l’operino; che è poi l’istesso ad unguem che voi medesimo dite che io, per dir bene, avrei auto a dire. Scorgesi dunque pur troppo chiara la vostra brama di farmi comparire ignorante appresso i meno accurati lettori, mentre offuscandogli.1
  1. La postilla, la quale è scritta su di un fogliettino inserito nell’esemplare delle Esercitazioni, è stata lasciato dall’Autore così sonza compimento.