Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/681

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di antonio rocco. 673


version diurna si dà per moto proprio 0e naturale al globo terrestre, ed in conseguenza a tutte le sue parti, e come impresso dalla natura è in loro indelebile; e però quel sasso che è in cima della torre, ha per suo primario instinto l’andar intorno al centro del suo tutto in vintiquattr’ore, e questo natural talento esercita egli eternamente, sia pur posto in qual si voglia stato. Talchù, sì come per antiquata impressione stimando che la Terra stia immobile intorno al suo centro, credono anco esser ivi immobili le sue parti, così è ben dovere che quando natural istinto fosse del globo terrestre l’andar intorno in vintiquattr’ore, sia d’ogni sua parte ancora intrinseca e naturale inclinarono non lo star ferma, ma seguire il medesimo corso: e così senza urtare in veruno inconveniente si potrà concludere, che per non esser naturale, ma straniero, il moto conferito alla nave dalla forza di remi, e per essa a tutto lo cose che in lei si trovano, sia ben dovere che quel sasso, separato ch’ei sia dalla nave, si riduca alla sua naturalezza e ritorni ad ossercitar il puro e semplice suo natural talento. Aggiungasi che è necessario che almeno quella parte di aria che è inferiore alle maggiori altezze de’ monti, venga dall’asprezza della superficie terrestre rapita e portata in giro, o puro che, come mista di molti vapori ed esalazioni terrestri, naturalmente seguiti il moto diurno; il che non avviene dell’aria che è intorno alla nave cacciata da i remi: per lo che l’argomentare dalla nave alla torre non ha forza d’illazione; perchè quel sasso che vien dalla cima dell’albero, entra in un mezo che non ha il moto della nave; ma quel che si parte dall’altezza della torre, si trova in un mezo che ha l’istesso moto che tutto il globo terrestre, talchè, senz’esser impedito dall’aria, anzi più tosto favorito dal moto di lei, può seguire l’universal corso della Terra.»

Se voi, Sig. Galileo, aveste nella memoria quel che poco fa, nella risposta del pruno argomento, voleste dir contra Aristotile dell’impertinenza del moto circolare dello parti terrestri, ora avreste rossore non poco di cascar così inavedutamente ne i lacci e nelle reti che avevate tese altrui. Quanto avete stimato assurdo, impertinente ed irragionevole, che ogni parte separata dal suo tutto si movesse circolarmente intorno ad esso? ed ora, dando il moto circolare alla Terra, concedete anco l’istesso alle parti sue separate, in qualsivoglia stato che elle si trovino?postille 1 Adducete pur contra voi medesimo l’instanze e le ragioni che credevi indur contra Aristotile, che, per esser qui a proposito, e già apportate di sopra a bastanza, io non voglio inutilmente ripeterle. La similitudine che apportate dello parti che stiano ferme con la Terra, secondo l’antiquata stimazione di coloro che crodono essa Terra star ferma, corre all’opposito, ed è anzi

  1. Ignorantissimo bue! stimai assurdo il dire che le parti della Terra separate girassero in loro stesso; ed ammessi che girassero intorno al centro, seguendo il moto del lor tutto.