Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/700

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692 esercitazioni filosofiche


region celeste, ma solo fra gli elementi; e questo fl’accio por due cagioni. L’una, perche non pretendo concorrer con voi nelle professioni matematiche, onde con altre opposite dimostrazioni nell’istesso genere voglia espugnar le vostre: il che però non saria bastante per la mia causa, se fusse assolutamente questo concorsio necessario, anzi avrei inappellabilmente persa la lite, e non avrei assunta l’impresa o ne desisterei; ma perchè giudico, ed è vero in effetto, che gii principii filosofici sono per sè stessi sulìicientissimi alla difesa di ogni oppugnazione, di quanto ida loro dipende, come tutti i principii dell’altre scienze sono in quelle totalmente bastevoli, se pur non fussero di subalternate, il che non occorre al proposito. L’altra, perchè non credo pregiudichi in niun modo alle dottrine Aristoteliche l’apparenza di queste nove stelle, anco se nella region celeste e nel firmamento stesso siano realmente state esistenti. Talchè questo primo punto cortesemente per ipotesi vel concedo: se ben potrei anco ragionevolmente inculcarvi, che nella diversità fallace e variabile di tanti calcolipostille 1, che voi medesimo mostrate nelle particolari e puntuali descrizzioni di essi, siano parimente fallaci i vostri e de gii altri che seguono il vostro parere, non meno che quei di coloro che per l’istessa via hanno assegnata alle sudette stelle sede e situazione sotto la Luna; o almeno argomenterei in universale, e bene, che quell’oggetto circa il quale diligentemente impiegandosi gli intelletti di molti intendenti e versati, non e uniformemente da loro conosciuto, non sia dimostrativamente (ondunque l divenga il dfietto) cognoscibile, di modo che se alcuno in tali cognizioni deficienti, e forse appena probabili, si arroga sopra gli altri esser il vero ed unico dimostratore, meriti di esser stimato più tosto compagno d’Icaro che di Alcide. Io però non ho pur minimo pensiero di detrarre alle vostre fatiche, di scemare un punto di quanto giustamente vi si conviene; discorro solamente, e vi concedo quanto circa di questo volete. Siano state dunque assertivamente e senza controversia nella region celeste le stelle nove: che perciò voi pretendete da questo che fussero (dite) di natura celeste; ed è la prima consequenza. Circa la quale io non sento nè repugnanza nè disconcio alcuno alle nostre dottrine in concedervela; anzi, supposto che quello stelle fussero realmente in cielo, io tengo per certissimo che fussero di natura celeste, e di quella istessa condizione che sono l’altre, come le cose che sono in Terra ritengono del terrestre, ed ogni corpo naturalmente locato ha in qualche modo convenienza col suo proprio luogo. Oltre che, essendo state del tutto simili all’altre, se l’altre sono celesti, anco queste dovranno esser tali; la qual simiglianza (per quanto dicono) è stata conosciuta dal lume, dal moto, dalla figura, dal sito, etc.: il qual modo di filosofare a posteriori è vero, unico e concludente, e senza di cui non distingueressimo il

  1. Sono, M. Rocco, fallaci alcuni; ma ve ne sono de i concludentissimi, come quello della immutabil lontananza da stelle vicinissimo, etc.