Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/702

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694 esercitazioni filosofiche


sità di cagioni concede a vostro arbitrio lo nasconderole alle stelleiuuuuuuuuuuuu8u8 che voi volete, o l’altro più grandi e più belle, posto nel più conspicuo cielo di tutti, non siano degne di giuochi sì dilettevoli, ma comparse appena una, volta, quasi esuli con pena, capitale avendo rotti i confini, ne siano perciò dannate a morte? Direte torse che il moto delle stelle Medicee, per esser celere e di tempo solamente di ore, non può ammettere questo repentine generazioni di corpi così vasti e nel medesimo sito. Non sapete, (ripiglio io) che il più ed il meno non variano, in quanto tali, la natura, de’ loro soggetti, e singolarmente mentre questo più e questo meno concernano solo la durazione? non è forse così fiore un fiore che duri solamente per un giorno, come sarà un altro della medesima specie, che duri per diece e per cento? Talchè il vedersi più spesso o più spesso ascondersi le Medicee che l’altre, non arguisce nò anco in sogno che quelle si corrompano, o queste solo si appresentino e si occultino. L’argomento reale è questo: si veggono le stelle Medicee in tanto tempo, e per tanto non si veggono, mercé del moto proprio dell’epiciclo da cui sono raggirate; dunque le stelle che apparvero nel firmamento e per longo tempo, nè, a memoria di uomini, si son visto altre volte e poi sono sparite, hanno epiciclo di altro moto, e tale qual può ragionevolmente bastare a mostrarle nel modo predetti): ed in questa maniera argomentarete por similitudine tra le coso simili, e non fra simili dal dissimile, che racchiude termini impertinenti e ripugnanti anco ad imaginaria conseguenza. In oltre, è cosa probabile che quelle che apparvero fussero assai maggiori delle Medicee, e per conseguente più difficili al generarsi ed al corrompersi, sì che per proporzione queste in più breve tempo, e giusto quando si veggono e si occultano, potriano sortir novo essere e tornarlo a perderlo, come dite di quelle: la qual cosa, però non volete voi, e molto meno i Peripatetici, anzi (come ho pur detto), che solo dal vario lume ciò accaggia, come io stimo per certo: e perchè non così in quell’altre? di grazia venitene alle cagioni particolari, se non volete che siano i vostri dogmi fregiati col titolo più tosto di vana loquacità che di pondolata, filosofiapostille 1. Dovreste con fondamenti esplicare in qual maniera si generorno e si corruppero quelle stelle celesti. È cosa indubitata da esperienze sensate, che niuna cosa si genera senza precedente disposizione, nè senza di questa si corrompe: quelle stelle, dunque, di mole sì smisurata fu necessario che prima avessoio le sue convenienti disposizioni, ed in tal modo fusse una massa che a poco a poco crescesse 1, ed indi ricevesse similmente l’essere in questa maniera;

  1. Di fronte alle parole «di grazia ... filosofia» si vede, sul margine del citato esemplare postillato da Galileo, il segno , di mano dello stesso Galileo, col quale egli dàa vedere d’aver fermato in modo particolare la sua attenzione su questo passo. cfr. pag. 712, lin 26 e seg.
  1. qui va l’osservazione della prima comparita in forma di nuvoletta di color verdegiallo.