Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/711

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di antonio rocco. 703


e poi anco de gli elementi e della Terra, non è imaginabile nè vero; oltre che verrebbe per ordine ad esser la Terra immediate portata e mossa dall’aria, anzi dall’acqua, non da quel cielo; e Questo sarebbe l’ordine: l’orbe magno moverebbe la sfera della Luna, quella il fuoco, questo l’aria, l’aria l’acqua, e l’acqua la Terra; e pur voi diceste di sopra che la Terra move l’aria col suo moto, se ben solo le parti contigue e crasse, non già al contrario. Direte forse che quel vostro orbe magno penetra sino alla Terra: ed io attenderò che altro non sia questo vostro orbe orbo che acqua aria e fuoco, penetrativo dell’orbe lunare etc.; e poi, perchè Marte non ha parte in questo moto della Terra e della Luna, se è situata l’intiera sfera di questi corpi egualmente in questo che in quello? se pur non errate nella figura. E se vi ha parte, essendo il moto di Marte diverso ed in due anni (come volete ancor voi), in qual guisa si accorda con l’annuo? o in qual modo fa circa ciò il suo officio? o per qual cagione ne è esente, o perchè voi nel dite? Direte forse che Marte non ha da far niente: ma se ciò sia vero, a chi rimira bene la vostra figura sarà necessario dire che il ciel di Marte non sia corpo, ma una sola superficie; e così avremo superficie separate, esistenti a guisa di sostanze, o le vostre matematiche non saranno di cose astratte, ma indifferenti dalle naturali, e gli accidenti saranno soli, separati dalle sostanze, mobili, e parti principali del mondo: e se liberate Marte da questa pena, sarete forzato ciò imputar a Giove o a Saturno, ovoro al vostro orbe magno. Nè voglio lasciar intatto un punto importantissimo e di gran conseguenza, cioè che i cieli, posti da voi rari e cedenti (mi occorre spesso far menzione di queste vostre pretesse qualità celesti, perchè sono in gran parte per base o per colonne, sì che sarò scusato se tal ora appaiono i discorsi tediosi e molesti), non solo non posano rapirsi, ma nè meno aver moti e natura diversa: già (pur come è stato detto) essendo di tali condizioni, diventano misti, e convengono in un moto medesimo indistinto, se ben forse confuso. Così intraviene all’aria ed a i venti, alle nubbi ed alle procelle, ed in somma a tutti i corpi flessibili, rari e cedenti: e così saria impossibile dar varii moti al cielo, nè anco ammetter cieli diversi, onde l’altre vostre consequenze e posizioni periscono. Direte forse che siano più o meno tali, che basta alla distinzione di essi e di lor moti. Già vi è stato detto altrove che il più ed il meno non variano essenzialmente la natura lor sustanziale. L’altro moto della vertigine in 24 ore si è impugnato a bastanza, ove si è provato diffusamente che non abbia naturalmente eccetto che il moto retto; e parimente, che ne abbia due contrarii per l’istessa linea nell’istesso tempo, perchè includerebbe contradizzion manifestissima, di moversi verso il termine e di non moversi, di acquistar e di non acquistar spazio, etc. Del moto retto, che procede dalla gravità, all’ingiù, non occorre dir altro. Che la Terra sia calamita o della natura di essa, non dirò altro, solo che seguirebbe che la Terra fosse la minor parte sè stessa, già che. in comparaziono della sua vasta mole, io credo che po-