Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/717

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di antonio rocco. 709


difforme: ma chiamarlo uniforme dalla difformità, fa tanto quanto chi chiamasse amaro il miele dalla dolcezza. Parimente il moto regolare è quello che non ammetto alcuna inegualità di velocità, ma dal principio al fine e sempre con una medesima celerità o regola procede; onde dal regolare il tutto con l’irregolarità, di ciascuna parto è parimente constituir un tutto chimerico, un tutto ideale, alla platonica, impossibile, tutto e non tutto. Non è inconveniente nè anco che alcun moto possa esser regolare o difforme, come il coleste in rispetto a diverse parti; nè che alcuno sia uniforme ed irregolare, come quello di cadenti o proietti, che hanno diversa velocità nel tutto, o ritengono in questa diversità uniformità nelle parti: ma che uno sia dalle parti irregolari regolare, dalle difformi uniforme, non è possibile nè imaginabile; e so bene in alcuni casi ed in qualche parte del tutto secondo vari rispetti potesse ciò intravenire, non sarebbe mai secondo il vostro intento ed al proposito di quel che protendete. Mi esplico. Se un corpo fluido, come di acqua o di nubi, fusse per regolata linea, o retta o circolare, portato, potrebbe senza dubio, non variando il regolato viaggio, ricevere varie agitazioni ed ondegiamcnti nello parti, come se il mare tutto, portato in giro per linea regolare, ondeggiasse; e forse qui volete battere voi. Ma ciò non vi è di refugio. Prima, perchè se tutte le parti (come dite della Terra) si movessero difforme ed irregolarmente tutte tutte, uscirrebbon del segno, e vi toccherebbe a dire e mostrare quel tutto senza parti, che avesse altro moto distinto da loro. Ma il mio essempio caderebbe di alcune che non variassero notabilmente sito c velocità, anzi con proporzionata alternativa l’una ricompensasse il mancamento dell’altra: nel modo che possiam dire, un bracciale da pallone esser rotondo, colle sue parti ineguali per la proporzione; ma se tutte fossero inequali ed irregolari, ogni uniformità e regolarità si leverebbe. L’altra, che se ben questo ch’io dico abbia parzial verità ne i corpi fluidi, per esser le parti divisibili e mobili distintamente (già chi move un poco d’acqua nel mare, non è necessario nè possibile che la commova tutta), ma ne i corpi solidi, duri e continuati e resistenti, qual è la Terra, quel che dite è assolutamente falso e chimerico. Chi ha visto mai volger da una parte una macina da molino, over una ruota di orlogio, di carrozza o di altro, e che altre parti non si sian mosse? e chi ha visto ritenerne o ritardarne una parte, che non si sia fermata tutta tutta la ruota, se pur non si è rotta in pezzi? Veniamo anco a gli altri essempi, che si assomigliano naturalmente alle vostre posizioni. Le ruote esterne di molini da una parte toccano l’acque di fiumi, e sono da esse acque agitate e rivoltate; dunque dalla parte dell’aria, ove non hanno questo intoppo, sono più veloci che da quella dell’acqua, ove sono urtate? chi lo direbbe? chi non vede l’opposito? Ed appunto la Terra nella vostra figura è a guisa della ruota, e l’orbe magno dell’acqua, o con poca differenza: lo cose simili non si hanno da intendere per istesse. Non è dunque possibile che in un corpo solido si dia irregolarità nelle parti, che anco non risulti nel tutto.