Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/727

Da Wikisource.

di antonio rocco. 719


che mi imponete è, che io voglio che queste stelle di nuovo generate si corrompino, mentre all’opposito altre volte (come voi dite) mi son burlato di chi dicesse che una delle vecchie e delle già numerate dalli antichi si possa corrompere. È vero che io ho proferito e l’una e l’altra proposizione; ma di dove cavate voi che io abbia mai stimato o detto che una di queste nuove impressioni abbia che fare o convenga con le antiche e vere stelle altro che nel nome? Il nome, dunque, appresso di voi si tira in conseguenza l’identità della sostanza? Oh, Signor mio, non chiamate voi ancora stella quella piccola  1 macchietta bianca per la quale un cavallo si dice stellato in fronte? non si nomina stella  2 la girella dello sperone? niuna di queste è che differisca più da una reale stella del cielo, di quel che differiscono le due dette stelle nuove. Se io dico dunque, ed ho detto, che apparisce farsi  3 delle generazioni e delle corruzioni, non ho però detto generarsi reali stelle, e molto meno corrompersi; anzi ho detto, e replico ancora, che qualsivoglia materia niente o poco trasparente, cioè in somma che sia visibile, esposta in cielo a i raggi del Sole, ci apparirà  4 splendente come una stella. Levate dunque a me l’attributo di contradittore a me stesso, ed a voi applicate quello che più convenga, che io non intendo disgustarvi.

Seguite poi, e con piacevolezza portate la diversità che io potrei addurre tra le antiche e le moderne stelle, come cosa delle più belle che io potessi mai dire: il qual pensiero, benchè veramente non mi sia mai caduto in mente, tuttavia è tanto saporito che non lo voglio recusare; e benchè il sale col quale voi lo condite sia alquanto austeretto  5, ad ogni modo sento che fa in me quell’effetto che fa il solletico, che, se bene con qualche repugnanza si sopporta  6, tuttavia più con piacere  7 provoca il riso. Nè con minor gusto ricevo la seguente correzzione fraterna, dopo la quale liberamente dite che non intendete che nè io nè Aristotile nè altro uomo del mondo penetri gli arcani del cielo  8, ma a gli animi docili e moderati basta di ridurre al più congruo, al non implicante, al verisimile. Ma se questo è, che cosa vi muove a volere per sì grande intervallo anteporre i placiti di Aristotile a quelli di un altro? Se poi nel presente caso voi sete ridotto

  1. chiamate voi stella quella ancora piccola, V; chiamate ancor voi stella quella picciola, L
  2. si chiama stella, M
  3. apparisce forsi delle, V — e corruzioni, M; e corrozioni, L
  4. Sole, apparirà, M
  5. alquanto austero, V; alquanto austretto, L
  6. si comporta, M, L
  7. tuttavia pur con piacere, M: tuttavia con qualche piacere, L
  8. de’ cieli, M