Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/739

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di antonio rocco. 731


Resta finalmente, por sodisfare all’altra parte dell’obbligo che m’imponete, che io produca le ragioni ancora che, oltre alla esperienza, confermano la mia proposizione, se bene, per assicurare l’intelletto, dove arriva l’esperienza non è necessaria la ragione: la quale io pure produrrò, sì per vostro benefizio, sì ancora perche prima fui persuaso dalla ragione che assicurato dal senso. Incontratomi nel testo di Aristotile, nel quale egli  1 por manifesta suppone la sua proposizione, subito sentii gran repugnanza nell’intelletto, come potesse essere che un corpo 10 o 20 volte più grave dell’altro dovesse cadere a basso con decupla o vigecupla velocità; e mi sovvenne aver veduto nelle tempeste mescolatamente cadere piccioli grani di grandine con mezzani e con grandi dieci e più volte, e non questi anticipare il loro arrivo in Terra, ne meno esser credibile che i piccioli si fussero mossi un pezzo avanti de’ grandissimi. Di qui passando col discorso più oltre, mi formai un assioma da non esser revocato in dubio da nessuno, e supposi, qualsivoglia corpo grave descendente aver nel suo moto gradi di velocità, dalla natura limitati ed in maniera prefissi, che il volergli alterare, col crescergli la velocità o diminuirgliela, non si potesse fare senza usargli violenza per ritardargli o concitargli il detto suo limitato corso naturale. Fermato questo supposto, mi  2 figurai con la mente due corpi eguali in mole e in peso, quali fussero, per esempio, due mattoni, li quali da una medesima altezza in un medesim  3o instante si partissero: questi non si può dubitare che scenderanno con pari velocità, cioè con l’assegnata loro dalla natura; la quale se da qualche altro mobile deve loro esser accresciuta, ò necessario che esso con velocità maggiore si muova: ma se si figureranno  4 i mattoni, nello scendere, unirsi ed attaccarsi insieme, quale di loro sarà quello che, aggiugnendo impeto all’altro, gli raddoppi la velocità, stante che ella non può esser accresciuta da un sopravenente mobile se con maggior velocità non si muove? Convien dunque concedere che il composto de’ due mattoni non alteri la lor prima velocità. Da questo primo discorso passai ad un’altra più  5 serrata dimostrazione, provando che quando si supponesse che il mobile più grave si movesse più velocemente, si concluderebbe che il mobile men grave  6 si movesse più velocemente, nella seguente forma.

  1. Aristotile, dove egli, M, L
  2. questo discorso, mi, V
  3. nel medesimo, M, L —
  4. se ci figureremo, M, L
  5. ad una più, M, L
  6. che il men grave, M, L —