Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/96

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88 dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

eminenze ve ne son molte in tutto e per tutto simili alle nostre piú aspre e scoscese montagne, e vi se ne scorgono alcune tirate e continuazioni lunghe di centinaia di miglia; altre sono in gruppi piú raccolti, e sonvi ancora molti scogli staccati e solitari, ripidi assai e dirupati; ma quello di che vi è maggior frequenza, sono alcuni argini (userò questo nome, per non me ne sovvenir altro che piú gli rappresenti) assai rilevati, li quali racchiudono e circondano pianure di diverse grandezze, e formano varie figure, ma la maggior parte circolari, molte delle quali hanno nel mezo un monte rilevato assai, ed alcune poche son ripiene di materia alquanto oscura, cioè simile a quella delle gran macchie che si veggon con l’occhio libero, e queste sono delle maggiori piazze; [Quarta, Luna distinta in dua parti differenti per chiareza e oscurità, come il globo terrestre nei mare e nella superficie terrena.]il numero poi delle minori e minori è grandissimo, e pur quasi tutte circolari. Quarto, sì come la superficie del nostro globo è distinta in due massime parti, cioè nella terrestre e nell’acquatica, così nel disco lunare veggiamo una distinzion magna di alcuni gran campi piú risplendenti e di altri meno; all’aspetto de i quali [Superficie del mare apparirebbe da lontano più oscura di quella della terra.]credo che sarebbe quello della Terra assai simigliante, a chi dalla Luna o da altra simile lontananza la potesse vedere illustrata dal Sole, ed apparirebbe la superficie del mare piú oscura, e piú chiara quella della terra. [Quinta, mutazioni di figure nella Terra oscura, simili a quelle della Luna e fatte coll'istesso periodo.]Quinto, sì come noi dalla Terra veggiamo la Luna or tutta luminosa, or meza, or piú, or meno, talor falcata, e talvolta ci resta del tutto invisibile, cioè quando è sotto i raggi solari, sì che la parte che riguarda la Terra resta tenebrosa; così appunto si vedrebbe dalla Luna, coll’istesso periodo a capello e sotto le medesime mutazioni di figure, l’illuminazione fatta dal Sole sopra la faccia della Terra. Sesto...

Sagr. Piano un poco, signor Salviati. Che l’illuminazione della Terra, quanto alle diverse figure, si rappresentasse, a chi fusse nella Luna, simile in tutto a quello che noi scorgiamo nella Luna, l’intendo io benissimo; ma non resto già capace, come ella si mostrasse fatta coll’istesso periodo, avvenga che quello che fa l’illuminazion del Sole nella superficie lunare in un mese, lo fa nella terrestre in ventiquattr’ore.

Salv. È vero che l’effetto del Sole, circa l’illuminar questi due corpi e ricercar col suo splendore tutta la lor superficie, si spedisce nella Terra in un giorno naturale, e nella Luna in un mese; ma non da questo solo depende la variazione delle figure, sotto le quali dalla