Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/79

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trad. da Mario Rapisardi 79


2La dea, che in guardia tien l’ardue castella,
     Il carro alato di sua man costrusse,
     Ella spianò le pinee travi, ed ella
     A la curva carena indi le indusse.
     A nova impresa allor per via novella
     Sul pelago scoglioso egli s’addusse:
     Fendeasi al rostro il mar ventoso, e tutti
     Torceansi al remo incanutiti i flutti.

3Fu allor, che degli abissi biancheggianti
     Le nereidi marine erser le ciglia,
     E allo strano spettacolo i sembianti
     Teneano immoti da la meraviglia.
     Allor fu, che mortale occhio i raggianti
     Corpi fruì dell’equorea famiglia,
     E mirò delle ninfe alme l’aspetto
     Nude, fuor delle spume, a mezzo il petto.

4Indi Peleo per Teti arse d’amore,
     Nè d’umani imenei Teti fu schiva;
     Ed anch’esso di Teti il genitore
     Il maritaggio di Pelèo sanciva.
     O nati in una età tanto migliore,
     Eroi, figli d’un nume o d’una diva,
     Salvete anco una volta; e s’avvien ch’io
     V’invochi, sorridete al verso mio.